Plus Magazine 44

44 IN QUESTO NUMERO TIM BURTON A TORINO UNA MOSTRA CHE RACCONTA IL SUO MONDO VINCENZO NIBALI L’ULTIMA ICONA DEL CICLISMO ITALIANO ARMA DEI CARABINIERI I CASCHI BLU DELLA CULTURA TECNOFUTURO QUANDO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SBAGLIA CHEF SIMONA GALIMBERTI CUCINARE È UN ATTO D’AMORE MASSIMO LOPEZ IL DOPPIAGGIO? È UN’ARTE IMPORTANTE FASHION STYLE APPUNTI DI MODA Marco Mengoni incanta di nuovo il Festival Supplemento a La voce dei Bancari Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Numero XLIV - Marzo 2024 CONVENZIONI NAZIONALI: DA PAGINA 72 Credit photo Andrea Bianchera

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2 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE Copertina Marco Mengoni incanta di nuovo il Festival Protagonisti Tim Burton. ATorino una mostra che racconta il suo mondo Protagonisti Nibali, l’ultima icona del ciclismo italiano Protagonisti Arma dei Carabinieri: “Archeologia Ferita”, i Caschi Blu della Cultura Tecnofuturo Quando l’Intelligenza Artificiale sbaglia e l’umano non c’è più Protagonisti Cucinare è un atto d’amore. Parola di Simona Galimberti Ospiti A colazione con… Lapo Sagramoso Protagonisti Massimo Lopez. Il doppiaggio? È un’arte importante Orizzonti La tecnologia non è cosa da giovani Comunicazione e immagine La reputazione reale e la notorietà Protagonisti Il ruolo della donna nell’Islām: intervista ad ‘Abd al-Sabur Turrini, Vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana Aziende Consulenza finanziaria: l’importanza della formazione Intrattenimento Sabato 23 marzo Gardaland inaugura la nuova stagione Eventi Ricordare, celebrare, sensibilizzare. Alla scoperta delle Giornate Mondiali Moda Appunti di moda a cura di Barbara Odetto Recensioni Serie TV Cinema Libri Mostre Teatro Musica Fumetti Mappamondo Arcipelago di Madeira: il Giardino Galleggiante Convenzioni nazionali 4 8 12 16 20 24 28 30 34 36 38 42 46 48 52 58 59 60 61 62 63 64 66 72 44 Sommario PLUS MAGAZINE 43 Supplemento a “La voce dei Bancari” Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Redazione e Amministrazione Via Guarini, 4 - 10123 Torino Tel. 011 5611153 / Fax 011 540096 / www.associatiallafabi.it Direttore Responsabile Paolo Panerai Direttore Editoriale Paola Gomiero Segreteria di Redazione Chiara Attolico, Milena Lagnese Photo Editor Alessandro Lercara Relazioni Esterne Daniele Tancorra Hanno collaborato a questo numero: Mauro Bossola, Silvia Catalucci, Loris Brizio, Pietro Gentile, Barbara Odetto, Barbara Oggero, Alessia Roeta, Mariangela Salvalaggio, Vincenzo Scaringella, Emanuela Truzzi, Giancarlo Vidotto Fotografie Archivio Stilisti, Andrea Bianchera, Giancarlo Vidotto, Ufficio Stampa Rai, image courtesy Trendfortrend, images selected on Mytheresa e Luisa Via Roma Pubblicità - Nova Labor Servizi srl Via Guarini, 4 - 10123 Torino - Tel. 011 5611153 Su www.plusmagazine.news è possibile trovare il meglio di Plus Magazine in formato digitale Progetto Grafico M.C.Grafica Torino / Art Director Marco Clava Stampa Stamperia Artistica Nazionale - Trofarello (TO) La redazione non si assume alcuna responsabilità per notizie, foto, marchi, slogan utilizzati dagli inserzionisti. Il materiale inviato non viene restituito. È vietato e perseguibile civilmente e penalmente, ai sensi della legge sul diritto d'autore, ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione scritta dell'editore.

3 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 EDITORIALE Mentre scrivo questo testo sto rientrando dal Festival di Sanremo, la manifestazione che rappresenta il momento di maggior interesse per la musica in Italia e che tiene incollate agli schermi televisivi milioni di persone di ogni genere ed età. Anche quest’anno la kermesse musicale ha regalato al pubblico esibizioni indimenticabili, momenti di grande spettacolo, sorprese e inevitabili polemiche, amplificate, come ormai è consuetudine, dai social. La competizione canora non piace e non soddisfa tutti ovviamente, ma sono certa che incuriosisce anche quelli che la snobbano, considerato che gli spettatori della finale sono stati 14.300.000 con il 74% di share. Tutto questo seguito sarà forse anche merito delle proprietà curative e riabilitative della musica? Gioia, tristezza, eccitamento, energia, ansia, malinconia, amore e rabbia, tantissime sono le sensazioni che si provano ascoltando le canzoni e tutte ci arricchiscono e ci regalano qualcosa. Numerosi studi scientifici accreditati hanno dimostrato il potere terapeutico della musica. Alcuni brani hanno la capacità di funzionare come dei veri medicinali per una moltitudine di disturbi. Che sia una nuova canzone cantata da Angelina Mango, fresca vincitrice di Sanremo, oppure una musica classica suonata al pianoforte da Giovanni Allevi, super ospite tornato sul palco dopo l’assenza per la grave malattia che lo ha colpito, le note musicali influiscono in modo benefico sulla psiche e sulla salute in generale e sono una terapia naturale contro l’ansia e la tensione nervosa perché abbassano il livello degli ormoni dello stress e migliorano e potenziano i neurotrasmettitori del benessere. La musica può cambiare uno stato d’animo e tra tutte le arti è quella, secondo il mio modesto parere, più efficace nell’evocare emozioni, quelle emozioni così ben espresse nell’indimenticabile brano di Lucio Battisti. La musica rappresenta quel linguaggio universale in grado di superare le barriere culturali e linguistiche, permettendo alle persone di comunicare tra loro senza bisogno di parole. È un linguaggio profondo che si diffonde e prende forma attraverso melodie e vibrazioni, trasmettendo storie e sentimenti che possono essere compresi da tutti. E poiché la qualità e l’intensità della nostra vita si misura dalle emozioni provate, che vita sarebbe senza musica? di Paola Gomiero (direttrice FABI Plus) Il potere della musica

4 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE di Mariangela Salvalaggio Prima il successo al Teatro Ariston nei panni di co-conduttore di Sanremo, poi il tour negli stadi italiani nel 2025. Si preannuncia un altro anno d’oro per il cantautore, tra i più innovativi e apprezzati nel panorama europeo. Dopo l’ottima performance da co-conduttore al Festival di Sanremo al fianco di Amadeus, per Marco Mengoni arriverà un nuovo emozionante tour negli stadi nel 2025, a due anni dal tutto esaurito dell’estate 2023. Decimo tour live del cantautore che ha al suo attivo 79 dischi di platino, 8 album e 2,5 miliardi di streaming. Sul palco porterà il racconto di 15 anni di carriera densi di riconoscimenti, vittorie, grandi platee ed empatia con il pubblico. A partire dall’esperienza maturata sul palco dell’Ariston che ha calcato in tutti i modi possibili. “Esperienze come quelle di Sanremo - ha dichiarato prima di salire sul palco della prima serata dell’edizione 2024 - danno un’accelerata ad alcuni moti emotivi e di crescita perché ti portano a conoscere più persone e quindi ad arricchirti e questo si riflette nel percorso musicale. Sono sempre stato un curioso, una persona che ha fame di conoscere e scoprire mondi diversi che non mi appartengono”. Non pensa ancora ad un suo one man show e racconta come si è preparato per questa avventura da conduttore del Festival della canzone italiana: “No, uno show tutto mio, oddio che ansia! In futuro magari si vedrà. Intanto per fare questo Festival ho riguardato dei Sanremo di quando ero piccolo e ho rivisto con molta gioia tutta un’edizione del passato dove c’era una grande artista, Anna Marchesini, che ho riscoperto essere un genio assoluto. Molto ha fatto lei nel mio avvicinarmi a questo palco come conduttore, la sento vicina, naturalmente non ho un grammo del suo talento ma con lei provo un feeling molto profondo e poi rido con le lacrime! Quando sono imbarazzato provo ad uscirne facendo le imitazioni delle voci, come la sua, Marco Mengoni incanta di nuovo il Festival COPERTINA Credit photo Ufficio Stampa Rai

5 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 MARCO MENGONI e questo mi aiuta anche nella vita di tutti i giorni”. Dopo essere stato super ospite a Sanremo, nel 2023 è arrivata la vittoria alla 73esima edizione del Festival, la seconda in carriera dopo quella di dieci anni prima. Con il brano “Due Vite” ha incantato tutta Europa all’Eurovision conquistando il quarto posto e il premio per la miglior composizione. E ora ha incantato anche come co-conduttore. Ricordi sanremesi indelebili per Marco: “Sono felice di aver partecipato in tutti i ruoli a questi Festival di Amadeus. Ci tengo a dire che lui ha saputo trovare la chiave per portare su quel palco tutte le sfumature della musica, avvicinandosi a tutte le generazioni”. Ai giovani che ha avuto il piacere di presentare consiglia di “allenare la propria emotività a reggere la pressione, perché a certi livelli è quella che si gestisce con meno lucidità”. Pocomeno di un anno fa ha pubblicato “Materia Prisma”, l’ultimo tassello della trilogia cinque volte disco di platino, un viaggio musicale iniziato con “Materia Terra” e proseguito con “Materia Pelle”. Un racconto intimo, scaturito da un momento di fragilità che prima dell’esibizione nell’ultimo Sanremo il cantautore racconta senza ritrosie: “Credo che non si debba uscire dalla fragilità ma che si possano trovare gli strumenti utili per gestirla, educandosi, e sicuramente con l’aiuto di un esperto. Faccio sedute di terapia settimanali nelle quali mi confronto con me stesso e dove sono libero di giocare con i miei pensieri. La maggior parte del lavoro lo fai tu quando esci dallo psicoterapeuta e rimani da solo. Pian piano impari a gestire le emozioni”. Si è notato anche un suo cambiamento nello stile che l’artista spiega così: “Credo che in questo momento io sembri apparentemente più giovane nel vestirmi perché sto cercando quella parte lì in me e la sto tirando fuori. Per tanti anni sono stato un po’ troppo aggressivo e pesante nei miei confronti, un po’ troppo severo e quindi vorrei che uscisse anche la gioia di viversi ogni momento, di divertirsi, di non stare sempre a pensare per forza al numero, alla pressione, alle aspettative. Voglio farlo per le persone che non ho più e per quelle che non se lo possono permettere, voglio godermi la vita. Molte volte non l’ho fatto, ho pensato troppo ma ora dovrei imparare un po’ di più a buttarmi nella leggerezza. In questo momento sono abbastanza soddisfatto e contento di Marco Mengoni, insieme ad Amadeus, alla 74esima edizione del Festival di Sanremo Credit photo Ufficio Stampa Rai

6 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE COPERTINA essere come sono, nel bene e nel male”. Da sempre sensibile a temi sociali e di rispetto ambientale, attento narratore delle potenzialità espressive dell’essere umano e di tutte le forme comunicative, Marco affianca alla musica un’attività di sensibilizzazione verso l’arte che si sprigiona attraverso la creatività e la collaborazione tra mondi apparentemente diversi. Recentemente il progetto Materia si è trasformato in un’antologia dal titolo “Materia, le Parole”, nata da un’idea di Marco insieme ai ragazzi della Scuola Holden di Torino. Dopo aver ascoltato i tre dischi dell’artista (Terra, Pelle, Prisma) gli studenti hanno prodotto racconti, poesie e riflessioni in base alle suggestioni dei pezzi e alle emozioni che hanno provato ascoltandoli. Il cantautore ha devoluto il compenso e i diritti d’autore per l’istituzione di borse di studio alla Scuola per narratori nata da un’idea di Alessandro Baricco: “Le canzoni di Materia sono diventate il punto di partenza di un nuovo percorso… e sono tornate a me sotto forma di prosa, poesia, testi teatrali, senza nessun limite all’immaginazione degli studenti che hanno scelto di partecipare a questa nostra follia: solo la gioia di sapere che le canzoni avrebbero aperto nuove strade, che dalle storie sarebbero nate altre storie. Un circolo vizioso virtuoso che è arrivato oggi a essere questo libro”. Ogni racconto si lega a una canzone in particolare e può essere ascoltata prima, dopo o durante la lettura, in questo modo la voce del cantante accompagna tutte le storie diventando un filo conduttore preziosissimo. Tornando al viaggio live di Marco Mengoni, il tour 2023 è proseguito oltre confine lo scorso autunno con una prima volta nei principali palazzetti europei, simbolo della scena musicale del nostro continente, che hanno visto protagoniste alcune delle più importanti star internazionali. Nei palazzetti europei ha segnato tre sold out: Bruxelles, Francoforte e Parigi. Rispetto invece al tour negli stadi del 2025, l’estate in musica per Marco Mengoni partirà da Napoli il 26 giugno al Diego Armando Maradona, per poi proseguire il 2 luglio allo Stadio Olimpico di Roma. Il 5 luglio sarà a Bologna e il 9 luglio a Torino. Raddoppiate le date a San Siro, il 13 e il 14 luglio, e poi si esibirà il 17 luglio a Padova, il 20 luglio a Bari e, infine, la tournée si concluderà il 24 luglio a Messina. Mengoni durante la conferenza stampa di presentazione del Festival di Sanremo Credit photo Ufficio Stampa Rai

8 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI Per la prima volta in Italia “TheWorld of Tim Burton”, una mostra che presenta più di 550 opere d’arte originali e alcune inedite. Dove? Al Museo Nazionale del Cinema di Torino fino al 7 aprile 2024. TIM BURTON Un genio creativo. Non ci sono altri termini per definire Tim Burton. Conosciuto dai più come regista, sceneggiatore e produttore che ha fatto la storia del cinema, è in realtà anche scrittore, animatore e disegnatore. Non stupisce quindi che il capoluogo piemontese ospiti, in anteprima italiana, “TheWorld of Tim Burton”, un’esposizione dal grande valore artistico e culturale. Proprio come un’autobiografia per immagini, l’allestimento creato nella Mole Antonelliana ripercorre le tappe salienti di questo poliedrico artista dalle origini della sua immaginazione visiva sino ad oggi. Suddivisa in nove sezioni tematiche, la mostra immersiva presenta oltre 500 esempi di opere d’arte originali, raramente o mai viste prima, dagli esordi fino ai progetti più recenti, passando per schizzi, dipinti, disegni, fotografie, concept art, storyboard, costumi, opere in movimento, maquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale. Ideata e co-curata da Jenny He in collaborazione con Tim Burton, e adattata da Domenico De Gaetano per il Museo Nazionale del Cinema, l’esposizione termina il 7 aprile del 2024 e ad inaugurarla, lo scorso ottobre, c’era lo stesso Tim Burton. Di lui come regista sappiamo tutto o quasi: visionario e gotico, nelle sue pellicole ritroviamo spesso ambientazioni tanto fiabesche quanto dark nelle quali il protagonista è simbolo di emarginazione. A TORINO UNA MOSTRA CHE RACCONTA IL SUO MONDO di Barbara Odetto

9 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 Le pennellate con le quali però caratterizza i personaggi fanno di questi outsider dei veri eroi alternativi di un tempo sospeso, capaci di trasformare i suoi film da lungometraggi a veri cult movie amati da tutte le generazioni. Basti pensare ad opere come “Edward mani di forbice”, “La fabbrica di cioccolato”, “Ed Wood”, “Il mistero di Sleepy Hollow”, “Big Fish” e ancora i due “Batman”, “La sposa cadavere”, “Nightmare Before Christmas” e “Sweeney Todd” per capire come mai alla Mostra del cinema di Venezia del 2007 Tim Burton abbia ricevuto un Leone d’oro alla carriera. Il più giovane regista della storia ad aver conseguito questo prestigioso riconoscimento. Il segreto del suo successo? La perfetta alchimia che ha saputo creare tra la sua geniale regia, la visione filmica visionaria e la scelta di collaboratori che hanno saputo interpretare il suo estro tanto unico quanto affascinante. Tra questi il compositore Danny Elfman, che ha lavorato in quasi tutti i suoi film, e attori del calibro di Johnny Depp ed Helena Bonham Carter, protagonisti di molte pellicole indimenticabili. E a proposito di pellicole indimenticabili, durante l’intervista rilasciata alla stampa per l’inaugurazione della mostra, Burton ha ricordato che è in fase di produzione il sequel di “Beetlejuice-Spiritello porcello” girato 35 anni fa. A noi non resta che attendere trepidanti la sua uscita. TIM BURTON Il Museo Nazionale del Cinema di Torino espone la mostra “TheWorld of Tim Burton”. Un bel traguardo? Sì, anche se non avrei mai immaginato che un giorno sarei stato protagonista di un’esposizione. Negli anni i miei disegni hanno viaggiato un po’ ovunque nel mondo – sono stati a Taiwan, nella Korea del Sud, in Messico, in Cina, in Brasile e anche al MoMa di NewYork – adesso sono a Torino e ne sono davvero felice. Questa esperienza mi ha permesso di conoscere tante persone che amano il genere e mi ha fatto ritrovare disegni che non ricordavo di aver realizzato. Il disegno ha sempre fatto parte della sua vita? Da piccolo, ma anche dopo quando sono diventato un ragazzo, mi piaceva disegnare anche perché non parlavo molto e quindi comunicavo attraverso i bozzetti. Era una sorta di terapia, un modo per esprimermi e per portare fuori tutto il mondo che avevo dentro. In realtà disegno ancora oggi, anche se non mi sono mai reputato bravo. Però non mi importa ricevere critiche perché per me questa è una passione. A chi o a cosa si ispira nelle sue tavole, come nei suoi film? Osservo la realtà. Tutto stimola la mia immaginazione, anche se nel cinema la parte più importante è la fantasia: realtà e fantasia, per me, si compenetrano.

10 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE A proposito di Mercoledì, quando vedremo la seconda stagione? Abbiamo cominciato a scriverla, ma lo sciopero degli sceneggiatori ci impone di gestire una serie di problemi. Spero che si risolva tutto velocemente perché, come ho detto, mi sento legato alla protagonista della serie. A quando, invece, un altro lungometraggio? Ho ancora molte idee e, soprattutto, ho ancora tanta voglia di fare cinema. Gli spettatori ne sono innamorati e fortunatamente lo streaming non l’ha ancora sostituito del tutto. Quale futuro immagina per la settima arte? Non nascondo di essere un po’ preoccupato, ma finché le persone continueranno ad amare l’idea di andare in sala, io sono tranquillo. Dal protagonista di “Edward mani di forbice” a Oompa Loompa de “La fabbrica di cioccolato”, i protagonisti dei suoi lungometraggi sono il simbolo della diversità. Secondo lei essere “altro” è un pregio? Secondo me sì perché è proprio nell’eccezione che risiedono il senso della creatività e della vita. Spesso nei suoi lavori aleggia un senso di paura. Di cosa ha terrore Tim Burton? Da sempre mi spaventano le cose normali. Ad esempio, da ragazzino avevo paura di alzarmi per andare a scuola. Lei è un regista conosciuto in tutto il mondo: che rapporto ha con la fama? Essere famoso, o raggiungere il successo con un film, mi permette di avere i mezzi per proiettarmi su un altro lavoro. Preferisco tenere un basso profilo e concentrarmi sui miei progetti. Per questo non amo particolarmente i social media: ci si deve mostrare troppo e io non amo stare sotto i riflettori. Quando ha capito che la regia sarebbe stata la sua vita? Da giovane mi divertivo a creare cortometraggi in Super 8, ma non avrei mai pensato di darmi alla regia. Ero più concentrato a vivere giorno dopo giorno. Non ho avuto un percorso lineare, per cui, quando ho iniziato in questo settore, mi sono sentito davvero molto fortunato. Preferisce la pellicola o il digitale? Mi piace molto la pellicola e le sensazioni che regala. Forse però il digitale restituisce più energia senza rinunciare alle emozioni della pellicola. Che cosa significa per lei girare un film? Vuol dire far parte di una sorta di grande famiglia dove tutti gli artisti collaborano per un solo obiettivo. È una sensazione molto bella. È un po’ quello che Federico Fellini è stato capace di esprimere così bene nei suoi lavori. Lui ha saputo catturare lo spirito di che cosa significhi fare un film e per questo io l’ho ammirato e lo ammiro ancora oggi. Ci sono altri registi italiani che le piacciono? Mario Bava è stato il primo con cui mi sono identificato e ho sempre adorato i suoi horror. Tra i tanti suoi personaggi ce n’è uno al quale è particolarmente legato? Mi piace Mercoledì perché è molto simile a me. Anche io sono stato un adolescente problematico. Ero un outsider e un emarginato e, francamente, questa sensazione non mi abbandona neanche oggi. In generale comunque mi diverto ad identificarmi con i miei personaggi. Cerco sempre qualcosa di personale nelle storie che voglio raccontare in modo da regalare emozioni alle persone e stabilire con loro un rapporto. PROTAGONISTI

12 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE di Mariangela Salvalaggio PROTAGONISTI Vincenzo Nibali è il ciclista italiano più vincente del secondo decennio degli anni 2000: in 17 stagioni da professionista sono 52 le corse vinte, tra cui due Giri d’Italia, un Tour de France e una Vuelta di Spagna. Uno dei suoi traguardi più importanti è quello di aver vinto in carriera almeno una volta tutti questi tre Grandi Giri. In gergo ciclistico si chiama Tripla Corona, una cosa che non riesce tutti i giorni. Basti pensare che l’hanno fatto solo in sette nella storia del ciclismo mondiale. Questo ci fa capire quale sia stato il peso di Nibali e quanto un professionista come lui manchi oggi al ciclismo italiano. Nibali è stato soprannominato da tutti lo “Squalo dello Stretto”. Chiaro il riferimento allo Stretto di Messina, da cui proviene. Ma a voler essere ancor più lampante in questo soprannome è la sua indole da puro attaccante, che non si risparmia mai. Centrando traguardi sotto la neve, sul pavé, dopo discese a picco sul lago o lungo strade affacciate sul mare, ha scritto molte pagine di storia di questo sport, a modo suo, a metà strada tra l’emozione epica delle imprese d’altri tempi e la tattica moderna ed estrema, che mira e sfiora la perfezione. Il Tour de France, che quest’anno partirà per la prima volta dall’Italia, è il suo capolavoro. Sedici anni dopo Marco Pantani, un altro italiano ha conquistato la Grand Boucle. Nibali ha dominato la corsa dall’inizio alla fine, restando in maglia gialla per ben 19 tappe. È stato un anno magico per lui: qualche mese prima dell’exploit al Tour era diventato papà per la prima volta della piccola Emma Vittoria, la sua più grande tifosa insieme ai genitori e alla moglie Rachele, che da qualche mese ha dato alla luce la loro secondogenita, Miriam Venere. Nel suo palmarès si contano anche due Giri di Lombardia, due titoli italiani nella prova in linea, due Tirreno-Adriatico e sette podi complessivi nei tre Grandi Giri. Nel 2018 un’altra, immensa soddisfazione: la vittoria della Milano-Sanremo, grazie all’attacco sulla salita del Poggio a soli 7 chilometri dal traguardo. L’ultimo grande successo di una carriera da leggenda del ciclismo. Dopo tutto questo, al termine del Giro di Lombardia 2022, a 37 anni, è arrivato l’annuncio di appendere la bici al chiodo. Da quella decisione è trascorso un anno. Nibali, l'ultima icona del ciclismo italiano Il campionissimo siciliano è uno dei sette ciclisti al mondo ad aver conquistato almeno un’edizione dei tre Grandi Giri: la Vuelta nel 2010, due volte la Corsa Rosa nel 2013 e nel 2016 e l’apice nel 2014 con il trionfo al Tour de France.

13 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 Alla fine di un’avventura così incredibile, da ex corridore giunto ai massimi livelli, come si può vivere il ciclismo? Da fuori osservo tutto quello che prima non riuscivo ad apprezzare. Da corridore non puoi essere lucido mentre ora analizzo aspetti che prima, da atleta, non ero in grado di fotografare e riesco ad avere un quadro più generale di quello che è oggi il mondo del ciclismo. Ti piacerebbe correre nel ciclismo di oggi? Con qualche anno in meno sì! (sorride). Oggi il ciclismo è più istintivo ma per raggiungere dei risultati serve anche la ragione. Ogni vittoria va costruita e a volte non basta buttare il cuore oltre l’ostacolo. Quando ci sarà un altro Nibali? È una domanda difficile, non lo so ma tutti speriamo ci sia presto. Ci sono molti giovani promettenti a cui auguro di trovare maggiore continuità. E poi abbiamo Filippo Ganna che è nel pieno della maturazione e potrebbe provare a vincere anche le grandi classiche su strada. Tra i non italiani chi può fare bene? Pogacar è pronto a sfidare Mathieu Van der Poel, può vincere ancora molto e provare VINCENZO NIBALI la doppietta Giro-Tour. Ma anche Geraint Thomas, che ha sfiorato il successo all’ultimo Giro. Come si gestiscono le aspettative, personali e degli altri? Nel mio caso quelle degli altri sono sempre state più alte delle mie e questo mi procurava tensione che contenevo cercando di isolarmi e costruendo barriere intorno a me e al mio gruppo di lavoro. Le persone che hanno lavorato al mio fianco sono state fondamentali nel filtrare l’esterno e così proteggermi. Cresciuto a granite e bicicletta, da “Pulce dei Pirenei” sei diventato per tutti lo “squalo” quando hai vinto il Tour, 16 anni dopo Marco Pantani e 49 dopo Felice Gimondi. Che ricordo hai di quel momento? Un’emozione unica. I miei occhi erano colmi di gioia. Nel 2016 il secondo trionfo in rosa grazie all’impresa sul Colle dell’Agnello e alla stoccata vincente in cui strappasti la maglia a Chaves, anche grazie al prezioso aiuto di Michele Scarponi (suo compagno di squadra scomparso in un incidente stradale a soli 37 anni, ndr).

14 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE È stata la vittoria più bella, non ci credevo nemmeno io. Che dire… il ciclismo è anche questo, sapersi mettere da parte quando non si è al meglio e favorire chi è più in condizione di te. Amicizia pura. Michele era la nostra forza per tanti aspetti, un compagno vero. PROTAGONISTI Cosa stai facendo oggi? Da subito, dopo essere sceso dalla bici, ho sposato il progetto Q36.5 Pro Cycling Team, squadra professionale italo-svizzera, diventando Ambassador e consulente tecnico del marchio di abbigliamento, un incarico che mi permette di trasmettere a una nuova generazione di corridori tutto quello che ho appreso nei miei anni da professionista. E poi mi diverte anche il ruolo di presentatore che ho accettato di ricoprire nel prossimo Giro. Qualcuno ti vedrebbe bene anche come ct della Nazionale. Cosa ne pensi? È un ruolo importantissimo e al momento, se mi fosse chiesto, risponderei di no. In un futuro, fra cinque o sei anni, forse lo valuterei. L’attuale ct sta lavorando molto bene nella creazione di un gruppo e credo sia nella direzione giusta per ottenere i primi risultati. Speriamo, anche in ottica olimpica, con Parigi alle porte. Intanto le tue sembrano parole da vero coach. Stai studiando? Sì, sto seguendo un percorso formativo per diventare direttore tecnico anche se non mi vedrei in quei panni. Il mio obiettivo è capire come lavora la struttura che prepara i corridori. Sto frequentando anche i primi livelli di preparazione a cui normalmente sono esentati i professionisti proprio perché mi interessa partire dalla base. Incontro tanti genitori di giovanissimi che prendono il titolo per seguire i propri figli o far correre al meglio i ragazzi della loro zona. Mi diverte sentire, ad esempio, come è bene descrivere il modo di affrontare la paura nelle discese. A certe velocità ci si abitua alla paura, la bravura vera si vede nel modo di affrontare le curve. Avere il controllo della bici in discesa è infatti una delle prime tecniche che si insegna ai bambini. Saranno sorpresi di vedere un campionissimo seduto sui banchi insieme a loro… Un po’ sì, (ride, ndr). Qualcuno mi ha anche chiesto se sono davvero io! Parole di un campione umile, come lo è stato per tutta la carriera.

16 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE Correva l’anno 1969 quando, in seno all’Arma dei Carabinieri, veniva istituito il primo reparto specializzato al mondo destinato alla prevenzione e repressione di reati contro il nostro patrimonio culturale. Ad un certo punto della sua storia il comparto iniziò anche ad occuparsi della messa in sicurezza del patrimonio culturale, in occasione di eventi calamitosi e situazioni di crisi. Questa struttura, originariamente chiamata Tutela Patrimonio Artistico (TPA), a partire dal 2001 assunse la denominazione di Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC). Abbiamo il piacere di avere con noi il Tenente Colonnello Lanfranco Disibio, Capo Sezione Operazioni e Logistica del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e “Casco Blu della Cultura” con un percorso nell’Arma significativo. di Vincenzo Scaringella PROTAGONISTI Arma dei Carabinieri: “Archeologia Ferita” i Caschi Blu della Cultura Lo stemma del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale venne realizzato alla fine degli anni ’80 su input del Generale Roberto Conforti e grazie al disegno del professor Abdayem Aziz Moussa. Artista d’origine libanese e naturalizzato italiano, nato il 3 gennaio 1947 e deceduto nel 2020, è stato un incisore ed insegnante dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Unico artista italiano ad aver collaborato con Joan Mirò partecipò, spesso, nelle indagini dei Carabinieri come consulente per l’arte moderna e contemporanea. Lo stemma del Comando, di forma circolare, riprende i colori blu e rosso dell’Arma dei Carabinieri che circondano la piazza del Pantheon di Roma secondo uno schema prospettico. Al centro il monumento stesso che simboleggia per eccellenza le tre discipline dell’archeologia, della storia dell’arte e dell’architettura. Anteposto al Pantheon, nella metà inferiore la granata tipica dell’Arma dei Carabinieri ed alla destra il drago dai cento occhi, figura mitologica in posizione difensiva che simboleggia la peculiare attività di tutela.

17 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 Tenente Colonnello, parliamo dei “Caschi Blu della Cultura”: da chi è formato il vostro comparto? Il nostro comparto di specialità opera alle dipendenze funzionali del Ministro della Cultura (MiC) ed è formato da “Carabinieri” e non da esperti d’arte come erroneamente molti sono indotti a credere. Nell’ambito delle loro funzioni, infatti, i nostri militari devono mettere al servizio della tutela del patrimonio culturale le loro capacità di operatori di polizia giudiziaria, al fine di contrastare e prevenire i traffici illeciti di beni culturali in Italia e all’estero. Da qui l’esigenza di trarre le nostre risorse preferibilmente dai comandi territoriali e da altre unità investigative dell’Arma, scegliendo personale che abbia acquisito, per un tempo sufficiente, mentalità e tecniche di base che possano essere implementate con appositi corsi di specializzazione e qualificazione, per formare i così detti “investigatori dell’arte”. Il valore aggiunto di questo modello è rappresentato dal paradigma italiano di tutela, pensato su un sistema integrato e complementare che prevede una collaborazione quotidiana tra le nostre Unità, votate all’investigazione criminale, e gli esperti degli uffici centrali e periferici del Dicastero, dediti alla ricerca storica e scientifica del patrimonio culturale. I “Caschi Blu della Cultura”, sono, quindi, una Task Force formata da Carabinieri del TPC e da esperti del Ministero, che non fanno altro che replicare, con questa sinergia su scenari emergenziali e di crisi nazionali ed internazionali, lo schema italiano di tutela. Possiamo definire i “Caschi Blu della Cultura” un’unità di pronto intervento sovranazionale? Tecnicamente la Task Force è un’unità in grado di svolgere, in Italia e all’estero, in coerenza con il quadro normativo nazionale e internazionale, gli interventi a tutela del patrimonio culturale, pertanto non si tratta di un’entità sovranazionale, bensì di un team multidisciplinare di esperti italiani a disposizione, su specifica richiesta, di singoli stati o organismi internazionali. Considerata la necessità di garantire la massima tempestività dell’intervento, il TPC predispone, d’intesa con il Comando Generale dell’Arma, la pianificazione addestrativa e logistica del personale in modo che, alla ricezione dell’ordine di intervento, la Task Force possa essere rapidamente attivata, naturalmente rispettando i termini delle idoneità sanitarie che vengono di volta in volta valutate dai medici competenti, in funzione degli scenari su cui si deve operare. I militari del TPC e i Funzionari del MiC, chiamati ad intervenire nei predetti scenari emergenziali, all’atto dell’attivazione vanno a conformare un assetto di “contingenza”, mantenendo l’incarico e le funzioni che normalmente svolgono presso i loro comandi e uffici, che tornano a ricoprire al termine dell’emergenza. Quali sono le professionalità che compongono la Task Force? La Task Force è formata da una componente di personale dipendente del Ministero della cultura, a cui compete la gestione tecnico-scientifica e da un'aliquota di militari del TPC a cui è demandata la gestione operativa-logistica delle missioni. La normativa attualmente vigente prevede la possibilità di integrare nel team esperti esterni al Ministero della Cultura, apparteI CASCHI BLU DELLA CULTURA Tenente Colonnello Lanfranco Disibio

18 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE nenti a università, enti di ricerca e associazioni no profit sulla base di specifici accordi. Quali sono le procedure operative d’intervento della Task Force “Caschi Blu”? L’esperienza maturata negli anni ha insegnato che, prima di procedere alle attività di messa in sicurezza del patrimonio culturale in qualsiasi contesto emergenziale, è opportuno che siano concluse le operazioni di salvataggio delle persone ed avviate le procedure per l’individuazione di soluzioni alloggiative temporanee per gli sfollati. Tale accorgimento è funzionale ad evitare l’insorgere di possibili incomprensioni con le comunità che, ovviamente, avvertono come prioritaria l’esigenza di salvaguardare le vite umane rispetto a quella dei beni materiali. L’intervento della Task Force nelle missioni a protezione del patrimonio culturale in aree di crisi segue procedure stabilite da un modello operativo, attivabile all’evenienza, che prevede le operazioni di messa in sicurezza dei beni a rischio di danneggiamento o perdita, compreso il trafugamento. Tali interventi possono essere effettuati con la permanenza dei beni in situ, come ad esempio i beni immobili, o con il trasferimento del patrimonio stesso in località sicure nel caso dei beni mobili. I criteri d’intervento dei “Caschi Blu” in Italia sono disciplinati da una specifica Direttiva del Ministero, i cui schemi attuativi sono stati in parte mutuati ed adattati per le attività all’estero da un apposito disciplinare operativo. PROTAGONISTI Sentiamo parlare della banca dati dei beni culturali “Leonardo”. Quali sono i punti salienti di questo strumento, in che modo contribuisce alle attività di monitoraggio e prevenzione? L’oggetto delle nostre ricerche, cioè il “bene culturale illecitamente sottratto”, con eccezione alle gravissime ipotesi di distruzione per motivi ideologici, di guerra, religiosi, naturali o per l’incuria dell’uomo, ha una specifica caratteristica: la sua ontologica “persistenza”. Questa capacità di resistere al tempo, legata ai suoi contenuti storici, estetici, devozionali e commerciali, lo rende profondamente diverso da altre res destinate a essere superate dal consumo o dal progresso. Queste caratteristiche ci consentono di conservare nei secoli questo patrimonio che sovente, quando è stato oggetto di sottrazione, ha la capacità di riemergere sul mercato anche a distanza di moltissimi anni, facendo perdere le tracce sulla sua provenienza. È a partire da questa peculiarità che è fondamentale, per non perdere memoria di questi oggetti, dotarsi di una banca dati dedicata alla loro tracciabilità e identificazione, e ciò può avvenire efficacemente solo attraverso l’inserimento nel sistema delle immagini e delle descrizioni dei beni che vogliamo ricercare. Tale misura, se da un lato favorisce l’individuazione anche di quei beni che vengono modificati, come ad esempio mediante interventi di restauro dissimulativi o il loro smembramento, dall’altro rende l’oggetto ZINE

19 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 più difficilmente commerciabile e, pertanto, meno appetibile anche per il mercato nero con possibili effetti di deterrenza. Per tali ragioni, il TPC nelle attività investigative si avvale della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, un potente strumento informatico di analisi e catalogazione “di quanto è stato sottratto” che costituisce il più grande database al mondo nel settore, con più di 200.000 eventi, 7.900.000 oggetti censiti (di cui circa 1.200.000 da recuperare), e più di 770.000 immagini memorizzate. Ogni missione è un contenitore di emozioni diverse: Colonnello, ci racconti un episodio che le è rimasto particolarmente impresso nella memoria. Tutte le esperienze vissute in situazioni di crisi ed emergenziali mettono alla prova l’emotività, l’empatia e le capacità di risposta sia di chi è chiamato ad intervenire per i soccorsi, sia delle vittime coinvolte. Sono numerosi gli episodi che potrei raccontare che hannovisto come protagonisti i componenti della Task Force e le comunità interessate dalle attività di messa in sicurezza dei beni culturali. Da un lato, con orgoglio posso dire che i nostri militari in sinergia con gli esperti civili del Ministero hanno operato generosamente e senza riserve, molte volte in condizioni climatiche e di sicurezza critiche. Gli interventi effettuati all’interno di “zone rosse” e di immobili pericolanti, ispezionati ed evacuati grazie al fondamentale supporto dei Vigili del Fuoco, hanno richiesto coraggio e determinazione, memori di quanto accadde nel settembre del 1997, prima della nascita dei “Caschi Blu della Cultura”, quando ad Assisi, a seguito di quel terribile terremoto, crollò la volta della prima campata affrescata da Giotto, sotto la quale rimasero tragicamente uccisi due tecnici della Soprintendenza e due frati. Possiamo paragonare i “Caschi Blu della Cultura” ai “Monuments Men” che operarono in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale? Con il termine “Monuments Men” vennero chiamati, durante il secondo conflitto mondiale, i membri del programma “Monuments, Fine Arts, and Archives”. Si trattò di un’importante iniziativa, promossa dal Presidente Roosvelt nel 1943, che mirava a localizzare e recuperare le opere d’arte trafugate dai nazisti durante le ostilità. Tale compito venne affidato a un gruppo composto da più di 300 professionisti dell’arte, provenienti da nazioni diverse, come professori universitari, curatori, storici dell’arte, direttori di musei, che dal 1943 al 1946 svolsero un ruolo fondamentale nel salvataggio dei beni culturali dei paesi europei, sia attraverso attività informative rivolte alle unità combattenti per contenere, entro certi limiti, i danni al patrimonio culturale, sia attraverso iniziative concrete volte a rintracciare e recuperare le opere che erano state trafugate dai tedeschi. Si trattava di una Task Force che operava sotto il comando alleato e che venne integrata all’interno delle Forze Armate. Tale modello è stato sicuramente d’ispirazione per gli odierni “Caschi Blu della Cultura”, con la differenza che la componente di professionisti civili non è integrata all’interno di un sistema militare, che però è garantito dai Carabinieri del TPC. Colonnello, ci permetta un’escursione: quali sono stati i suoi sentimenti ed emozioni quando ha assunto il Comando del Nucleo di Firenze e in seguito il trasferimento all’attuale prestigioso incarico? Entrare a far parte del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ha rappresentato per me un privilegio, non solo per l’opportunità che mi è stata offerta di venire in contatto con il mondo dell’arte e del bello e con professionisti di altissimo profilo del Ministero della Cultura, ma soprattutto per la possibilità di vivere l’emozione di poter dare il mio piccolo contributo, insieme ai miei superiori e collaboratori, nella tutela di questo incredibile patrimonio. Occuparsi di queste tematiche ha richiesto per me un salto di paradigma e un cambio di mentalità investigativa. Quest’ultima richiede una prospettiva che non si comprende se non si affrontano indagini che hanno come obiettivo principale il recupero di un bene culturale, anche quando il reato è prescritto o si è persa memoria degli autori del crimine. Bene Colonnello la ringraziamo per essere stato con noi. I CASCHI BLU DELLA CULTURA

20 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE La maggior parte delle previsioni di grandi società di consulenza mondiali ci dicono che nei prossimi cinque anni l’ascesa dell’Intelligenza Artificiale e della robotica saranno impressionanti. Molte grandi aziende si stanno adeguando rapidamente. Se fino a quache anno fa avremmo potuto avere dei dubbi in merito a queste previsioni, con l’arrivo di Chat GPT ed in generale dei cosiddetti LLM (Large Language Models) abbiamo avuto, in questi ultimi mesi, esempi talmente evidenti da non poter più dubitare dell’inarrestabile ascesa di questa tecnologia. La prima conseguenza ed anche la più evidente è, e sarà, la rapida fuoriuscita dal mercato del lavoro di migliaia di persone e forse la loro lenta riconversione in nuove professionalità. Ne parliamo in questa rubrica “Tecnofuturo” da almeno dieci anni, da quando riportammo gli studi del Professor Carl Benedict Frey, allora capo dipartimento “Futuro del Lavoro” dell’Università di Oxford ed oggi uno dei più quotati esperti mondiali in merito ai temi di Intelligenza Artificiale applicata al mondo del lavoro. In un recente articolo su Zafferano News, di Pietro Gentile Roberto Dolci esperto di settore, intervistato qualche anno fa anche su Plus Magazine, ci racconta come negli Stati Uniti, patria dell’Intelligenza Artificiale, nell’ultimo anno, la perdita di posti di lavoro dovuta alla “sostituzione” di personale con skill medio-alte ed in generale di “colletti bianchi”, ha raggiunto livelli molto alti, addirittura non preventivati solo due anni fa. Infatti, nel 2023 il settore tecnologico USA ha licenziato 240.000 persone, infrangendo il record del 2001 e le prime notizie per il 2024 non sono per nulla buone. Solo SAP ad inizio febbraio ha annunciato il licenziamento a livello globale di 8.000 dipendenti a causa dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Da anni ci stiamo abituando a servizi rapidissimi fruiti attraverso il nostro smartphone. Tutto è diventato più semplice, fare un’operazione sul conto corrente, rinnovare una polizza assicurativa, effettuare un acquisto online. Nei prossimi anni sarà ancora più veloce e più semplice. L’Intelligenza Artificiale renderà queste operazioni ancora più rapide e personalizzate, Quando l'Intelligenza Artificiale TECNOFUTURO

21 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 no pensato anni fa, ma che in molte realtà è già presente. Un esempio è l’allungamento in modo insostenibile dei tempi di gestione del problema o dell’anomalia. Perchè avviene questo? Molti studi accennavano al problema già in passato, ma ponendo questo quale minaccia teorica. Esempi recenti ci dicono che il problema è già diventato realtà. Questo avviene perchè le aziende nel sostituire le persone con i processi automatizzati, si dimenticano del fatto che queste persone incarnano un’esperienza ed unamemoria storica che spesso non viene riportata nei nuovi processi automatici. Nel momento in cui la persona viene espulsa dal processo produttivo chi la sostituisce a volte non ha gli strumenti per gestire problemi “imprevisti”. I tempi si allungano alla ricerca dei pochi umani sopravvissuti alla strage della riduzione del personale, in grado di risolvere l’anomalia. La risposta che più spesso mi sento dire è che un giorno l’A.I. sarà in grado di gestire in modo eccellente anche le anomalie più imprevedibili. potendo prevedere in anticipo quale sarà il servizio che maggiormente si adatta alle nostre esigenze o il bene che può servirci in un determinato luogo o momento. Le case costruttrici di smartphone stanno già inserendo inmodo nativo gli assistenti A.I. nei loro devices. Tutto bene fino a quando le esigenze rientrano tra quelle previste o contemplate dal servizio online e dall’algoritmo che le regola. Ma mai fare qualcosa che non sia stato già previsto, pena il ripiombare nel peggiore girone infernale. Cosa succede quando il robot e l’A.I. sbagliano ed il cliente non può risolvere il suo problema perchè le persone che si occupavano di questo non ci sono più? Una delle prime conseguenze è lo scadimento spesso evidente del livello e della qualità del servizio erogato. Nella peggiore delle ipotesi questa situazione porta ad impatti reputazionali imprevedibili per le aziende che adottano l’A.I. senza prendere le dovute misure di cautela e mantenendo una buona presenza di personale preparato sul tema. È una conseguenza a cui pochi avevaINTELLIGENZA ARTIFICIALE sbaglia e l'umano non c'è più

22 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE per l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale. Molte auto di fascia media oggi offrono la tecnologia di guida autonoma a livello II. Sostanzialmente è possibile, ad esempio in autostrada, disporre della guida autonoma per lunghi tratti, senza dover intervenire sui comandi. Tutto va bene fino a quando il clima è perfetto, la strada è lineare e non vi sono piloti indisciplinati in giro. Quando qualcosa va storto, per il guidatore inizia una vera e propria “lotta” con l’auto per imporre la propria guida, con la necessità di dover escludere gli automatismi “ribelli”. La stessa Tesla che propone auto a guida autonoma di livello tre, chiarisce fin da subito al neofita l’importanza di tenere sempre le mani sul volante. Tesla ha di recente dovuto richiamare più di due milioni di veicoli per apportare correttive al software autopilot dopo aver riscontrato problemi di sicurezza. Nonostante ciò, la casa automobilistica americana ha vinto molte cause in cui si sono verificati incidenti mortali perchè ha dimostrato che il guidatore in quel momento non teneva le mani sul volante. Il livello 4 dovrebbe arrivare quest’annoma per ora, è bene che l’umano non si distragga troppo. Parlando di Intelligenza Artificiale generativa, con l’arrivo di Chat GPT molti professionisti sopratPartiamo dai servizi. Il Banking è uno dei settori più importanti nell’applicazione dell’Intelligenza Artificiale. Uno degli esempi storici risale al 2015 nel Regno Unito, un caso che aveva portato il governo a correre ai ripari con una legge apposita. Dopo la crisi finanziaria del 2009 e poi quella economica degli anni successivi, in un mercato particolarmente flessibile quale quello anglosassone, le banche avevano rapidamente licenziato migliaia di persone per ridurre i costi. Come spesso accade i tagli erano stati “lineari” e avevano colpito in particolare le sedi centrali e dipartimenti ICT dove “sembrava” che fosse più semplice ridurre i costi senza grandi impatti. Dopo qualche mese iniziarono a verificarsi dei veri e propri “black out” dei servizi online, mai registrati in precedenza, con la conseguenza che il governo inglese dovette introdurre multe salatissime per le banche responsabili del blocco dell’operatività ordinaria della clientela. Cosa era successo? Erano stati licenziati dipendenti che “formalmente” risultavano poco produttivi, ma proprio perchè “anziani” avevano conservato le conoscenze storiche dei sistemi informativi, senza le quali i giovani dipendenti (molto meno costosi) rimasti a gestire processi automatici, impiegavano giorni se non settimane a risolvere le problematiche. L’automotive è un’altro dei settori più interessanti TECNOFUTURO

23 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 emesso la prima normativa della storia legata all’evoluzione dirompente dell’Intelligenza Artificiale: l’A.I. Act. Uno dei temi più importanti su cui interviene il regolamento europeo è la trasparenza nell’uso dei sistemi di Intelligenza Artificiale. Gli utenti e i clienti devono avere la possibilità di riconoscere i contenuti deep fake, come immagini e video, attraverso delle etichette ben evidenti denominate watermark e devono sapere se stanno interagendo con una persona o con un sistema, come ad esempio un chatbot. Inoltre, le aziende fornitrici di servizi digitali avranno l’obbligo di individuare i contenuti creati con l’Intelligenza Artificiale che circolano sulle loro piattaforme e segnalarli automaticamente come tali. Per l’Europa è una vera e propria rivoluzione se pensiamo al numero di deep fake che circolano sui social con le relative conseguenze. La nuova normativa si pone inoltre quale baluardo a difesa della società democratica, se pensiamo che l’Unione ha vietato l’uso del social scoring, il metodo di classificazione della reputazione dei cittadini già adottato da anni in Cina, Nazione divenuta ormai da alcuni anni una vera e propria dittatura digitale. L’A.I. Act. vieta inoltre la categorizzazione biometrica dei dati personali sensibili, come l’etnia, la fede o l’orientamento sessuale, la raccolta massiccia di volti da internet e le tecnologie che riconoscono le emozioni, viene inoltre limitato l’utilizzo governativo del riconoscimento facciale. È un primo passo anche a difesa degli errori che l’Intelligenza Artificiale potrà ancora compiere quando l’essere umano verrà relegato a semplice controllore della macchina. tutto di alto profilo hanno iniziato ad usare tale strumento: uno degli esempi più curiosi degli ultimi mesi è stato quello dello studio legale Levidow & Oberman negli USA, con due dei suoi avvocati che hanno presentato pareri legali pieni di citazioni relative a sentenze inesistenti dopo aver usato Chat GPT per scrivere le argomentazioni. Il problema è stato che lo studio e i suoi avvocati invece di ammettere l’errore e prendersi la responsabilità dell’accaduto, hanno negato le accuse anche dopo che le ordinanze giudiziarie hanno messo in dubbio l’esistenza delle sentenze citate. Lo studio legale ha subìto nel giugno 2023 una multa di 5.000 dollari e ovviamente perso le cause in questione. Un altro esempio recente sempre legato all’Intelligenza Artificiale generativa è il primo “licenziamento” di un chatbot dedicato ai call center. Nel mese di gennaio 2024 la società americana di delivery DPD ha completamente disabilitato il suo chatbot online basato sull’Intelligenza Artificiale (che aveva parzialmente rimpiazzato il Call Center), dopo che un cliente, non riuscendo ad avere soddisfazione per le richieste effettuate, è riuscito a far scrivere al BOT una poesia in cui criticava ironicamente la società di consegna dei pacchi. In questi esempi l’uomo sta lentamente scomparendo e fa fatica a tenere testa ai robot e all’A.I. quando si verificano delle anomalie. A questo punto ci si deve chiedere: quando le macchine potranno veramente operare senza più alcun controllo? E chi deciderà che è giunto questo momento? L’Unione Europea nel dicembre 2023 ha INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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