Plus Magazine 8

Nel libro parli di situazioni e incontri, hai detto di averlo pensato e impa- ginato come quando si fa zapping in TV. L’ho diviso per argomenti, come fosse un disco in cui cerchi la traccia che ti interessa di più. Non c’è bisogno di seguire un ordine cronologico, ma ci sono storie. Il lettore può iniziare a leggere prima il mio approccio con la radio, op- pure, se vuole sapere come è nato il rapporto con Jovanotti, andare al capitolo di Lorenzo. In questo modo c’è libertà di scelta. Veniamo al tuo successo, iniziamo dalla radio, il tuo grande amore, prima con Radio Milano58 e poi con Radio Deejay. Facevo il Dj nelle discoteche, poi mi hanno proposto di farlo anche in radio. A quei tempi il Dj annunciava il brano e poi stava zitto fino al successivo. Ero già molto emozionato a dire quelle poche parole. La situazione poi si è evoluta e il nostro ruolo è diventato sempre più importante. Una volta le interviste le facevano solo i giornalisti. Con i Dj è cambiata anche questa professione. Adesso si scrive la scaletta della trasmissione, si creano i format, si diventa spettacolo nello spettacolo. Tu hai fondato Radio Deejay, una radio storica. Quando l’hai abbandona- ta ti sei sentito orfano? Le radio private erano chiamate libere ed erano fatte con pochi soldi, poi quan- do sono diventate importanti è naturale che occorressero anche dei capitali per farle funzionare bene, ed essere protagoniste. Radio Deejay era diffusa in buo- 22 PROTAGONISTI T u sei di una generazione che possiamo dire abbia inventato alcune profes- sioni. Il Dj non esisteva, il talent-scout in Italia non era conosciuto. È stato un periodo storico pieno di opportunità. Credo che nella vita occorra avere fortuna, ma quella da sola non basta. Perché il colpo di fortuna prima o poi arriva per tutti. È come un treno che passa e tu lo devi prendere. Quello che invece occorre possedere è la valigia pronta. Nel senso che quando ho fatto il provino per la Rai, avevo alle spalle un grande lavoro di produzione nelle discoteche come Dj e l’esperienza su Canale 5. Quando si è presentata l’opportunità della Rai avevo la mia valigia pronta. Lo stesso discorso vale per le tre edizioni del Festival di Sanremo che ho presentato. Il vero colpo di fortuna è stato non ammalarmi nei tre giorni del Festival. C’É SEMPRE UNA PRIMA Claudio Cecchetto Per chi era un teenager negli anni ottanta Claudio Cecchetto - da Ceggia, paese di seimila anime in provincia di Venezia - è stato la colonna sonora della propria adolescenza. Ha iniziato come disc jockey nelle discoteche, poi l’avventura nelle prime radio libere, ha fondato Radio Deejay, ma prima ancora si è fatto le ossa a Radio Milano58, vero caposcuola per molti giovani. Poi la televisione, prima Canale 5, poi la Rai. In seguito è arrivato il successo con il brano “Gioca Jouer”, un tormentone che si ballava e cantava in spiaggia, in discoteca, ovunque. Dopo è diventato talent-scout di Jovanotti, Fiorello, Fabio Volo, 883, Gerry Scotti, Leonardo Pieraccioni, Amadeus e tanti altri. Oggi, che ha 62 anni portati in maniera splendida, ha scritto il suo primo libro “In diretta. Il Gioca JOUer della mia vita”, edizione Baldini&Castoldi, per dire a tutti che c’è sempre una prima volta. i n t e r v i s t a d i D A R I O M I G L I A R D I foto di Savino Roca

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