Plus Magazine 18

settembre 2017 | Plus Magazine | EDITORIALE 01 DIGITAL DISRUPTION E D I T O R I A L E Nella rubrica Tecnofuturo, Pie- tro Gentile affronta l’argomento di come l’evoluzione tecnologica im- patti sulla nostra vita quotidiana. In questo numero ha intervistato Alvin Roth, il premio Nobel per l’economia 2012, (v. pagina 10) che ci offre il suo autorevole parere sull’argomento e ci fornisce diversi spunti interessanti di riflessione. Spesso le innovazioni in campo tecnico, oltre a portare un progres- sivo valore aggiunto alla nostra vita, hanno come conseguenza la distruzione di intere categorie professionali, i cui addetti non vengo- no sempre numericamente sostituiti da nuovi lavoratori, con i conseguenti problemi di disoccu- pazione che tutti conosciamo. Digital Disruption è un nuovo termine che ci accompagna da qualche anno e indica il momen- to in cui una nuova tecnologia origina il cambiamento di una determinata attività e modifica completamente il modello di attività precedente. La rivoluzione digitale sta condizionando ogni livello di organizzazione, da quello sociale a quello professionale, modificando tutti i settori della nostra vita ad una velocità impressionante. Aziende che fino a qualche anno fa vantavano solide leadership di mercato sono state travolte da nuovi entrati capaci di attivare innovativi modelli digitali “distruttivi” dell’esistente, come ad esempio Amazon, Netflix, Airbnb,WhatsApp. Quindi, da una parte la rivoluzione digitale ci semplifica la vita con nuovi processi, metodi, flussi lavorativi più immediati rispetto a quelli precedenti; dall’altra si riducono i posti di lavoro tradizionali e non sempre è facile capire come adattarsi a questi cambiamenti e soprattutto come condurre le nuove generazioni, che si scontrano con questo terremoto, al successo perso- nale e professionale oltre che ad una reale comprensione dello scenario sociale commerciale e culturale in atto. Intendiamoci, le grandi trasformazioni hanno sempre avuto un forte impatto sociale: inizial- mente la scomparsa di alcuni mestieri ha inevitabilmente creato disoccupazione e povertà in al- cuni strati della popolazione,ma successivamente la trasformazione stessa ha creato nuovi lavori consentendo di raggiungere un rinnovato equilibrio. Quella che si teme oggi è una fase di transizione troppo lunga prima che emergano attività ca- paci di creare occupazione ma, come dice il prof. Roth, siamo sufficientemente felici della prospe- rità economica e del livello di avanzamento che abbiamo raggiunto e, probabilmente, nessuno di noi tornerebbe al livello tecnologico di 20 o 60 anni fa. Buona lettura! paola.gomiero@fabiplus.org Paola Gomiero Direttore FABI Plus

RkJQdWJsaXNoZXIy MjEzMjU0