Plus Magazine 20

DI EZIO MARINONI Eventi EMOZIONI TRA ARTE, CINEMA E LIBRI. N el 1907 l’artista più influente del Novecen- to, Pablo Picasso, realizzava “Les demoiselles d’A- vignon”, che diventava il Manifesto del cubismo. Nello stesso anno, in Messico, nasceva Frida Kahlo (1907-1954), icona della cultura novecentesca, anti- cipatrice del movimento femminista. “Sono nata” affermò l’artista “con una rivoluzione. Diciamolo. È in quel fuoco che sono nata, portata dall’impeto della rivolta fino al momento di vedere il giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita. Sono nata nel 1910. Era estate. Di lì a poco Emiliano Zapata avrebbe solle- vato il sud. Ho avuto questa fortuna: il 1910 è la mia data”. Da ragazza voleva diventare medico, ma un inci- dente cambiò la sua vita: l’autobus su cui viaggiava impattò contro un tram, lo scontro fu talmente vio- lento che i soccorritori la credettero morta. Grazie al compagno Alejandro Gómez Arias, Frida venne portata in ospedale. La prognosi era gravissima: la spina dorsale, le costole, la clavicola, il bacino e le gambe erano rotti e la giovane Frida fu costretta a rimanere immobile per molti mesi. Durante i mesi d’immobilità decise di diventare un’artista, comin- ciando a dipingere il soggetto che meglio poteva osservare in quella condizione: se stessa. Nascono gli autoritratti, alcuni con il corsetto di gesso, dipinti grazie ad uno specchio appeso al suo letto a bal- dacchino e a un apposito dispositivo che sorregge- va una tavola di legno: “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”. L’arte diventa per lei una valvola di sfogo, un mezzo per riflettere anche sulla società e sulle vicende politiche. Quando scoprì i lavori di Diego Rivera, muralista e artista impegnato, più anziano di lei di quasi venti anni, fra i due ci fu una particolare sintonia che li portò a vivere una grande storia d’amore, fatta di sentimento, passione, tradimenti e tormenti. Frida dipingeva le sue ossessioni, le sue paure e i suoi limiti; fissava sulla tela immagini di vita e di morte, di solitudine e di dolore. Nel 1938 conobbe Lev Trotsky, in fuga da Stalin. Nell’aprile dello stesso anno il teorico del Surrealismo, André Breton, arrivò in Messico, ospite nella casa studio di Rivera. Insie- me, Trotsky, Breton e Rivera, scrissero il “Manifesto per un’arte rivoluzionaria indipendente”, in cui ri- vendicavano la totale libertà del pensiero artistico: in esso si affermava come la lotta per le idee rivolu- zionarie nell’arte doveva iniziare con la lotta per la verità artistica, raggiunta grazie alla fede dell’artista nel proprio io interiore. L’effetto nel mondo dell’arte fu dirompente. Milano celebra Frida Kahlo con una grande retro- spettiva. Un’occasione per vedere le opere prove- nienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messi- co e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti collezioni delle sue opere, e con la partecipazione di autorevoli musei interna- zionali che presteranno alcuni dei suoi capolavori mai visti in Italia. “Frida Kahlo. Oltre il mito” porta in Italia più di cento opere tra dipinti, disegni e fotografie, dal 1° febbraio al 3 giugno. È un progetto espositivo che si propone di proporre una nuova chiave di lettu- ra attorno alla figura dell’artista. La mostra, infatti, non intende analizzare gli oscuri traumi familiari, la tormentata relazione con Diego Rivera, il desiderio frustrato di essere madre, la continua lotta contro la malattia, bensì andare al di là degli angusti limiti di una biografia, oltre quel mito consolidato e alimen- tato dalle mode degli ultimi decenni. L’allestimento si sviluppa attraverso cinque sezioni: Politica, Donna, Violenza, Natura e Morte. L’arte di Frida, spesso intima ed interiore, esprime in manie- 42 Milano celebra Frida Kahlo

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