Plus Magazine 29

3 GIUGNO 2020 | PLUS MAGAZINE ANDREA CRISANTI Professore, gli asintomatici sono una variabile “misurabile”? Purtroppo gli asintomatici o vengono iden- tificati con i tamponi o non c’è altro modo, non fanno anticorpi e non hanno appunto sintomi. Sono i fantasmi del sistema sanita- rio. L’unico modo per identificarli è seguire le persone che si ammalano che sono la sentinella per dirci dove c’è l’infezione. Lo studio di Vo’ ci ha permesso di stabilire che la possibilità di infettarsi in casa è di 100 volte superiore di chi vive con un familiare sano. Altri paesi hanno scelto di isolare un contagiato da altri familiari, in Italia questo non è stato fatto e così abbiamo registrato moltissima trasmissione familiare e per così dire ‘istituzionale’: in ospedale, nei luoghi di lavoro e nelle case di riposo. Si può dire se il virus ci rimane dentro o lo eliminiamo completamente? Stanno emergendo numerose persone asin- tomatiche che rimangono positive per mol- to tempo, anche due mesi. La scienza non è ancora in grado di dire perché queste per- sone rimangono positive così a lungo ma una prima risposta ci viene dall’analisi del plasma di persone che hanno superato la malattia: anticorpi neutralizzanti ad alta con- centrazione si trovano soltanto in persone che hanno avuto una grande sintomatolo- gia. Persone asintomatiche non fanno anti- corpi o ne fanno pochissimi. Evidentemente queste persone rispondono alla malattia in modo completamente diverso. Potrebbe non far piacere ma è bene sapere che ci sono numerosi agenti patogeni che convivono con il sistema immunitario per anni. Al momento non ci sono dati per stabilire se ci troviamo o meno di fronte a questa si- tuazione. Se così fosse, dovremmo capire le cause della permanenza del virus o latenza. La sua strategia dei tamponi, che ha funzionato in Veneto, si potrebbe replicare in altri contesti? La Regione Veneto ha capito l’importanza dei tamponi non soltanto come strumento di diagnosi ma come strumento di sorveglian- za attiva, vale a dire l’importanza dell’identi- ficare la persona che ha trasmesso l’infezio- ne al nuovo malato. Abbiamo letteralmente chiuso l’ospedale di Padova e fatto tamponi a tutti. Questo ha permesso che lo stesso ospedale non diventasse un focolaio. Se in quell’ospedale fosse successo quello che è successo all’ospedale di Alzano Lombardo, tutto il Veneto sarebbe stato in ginocchio perché l’ospedale di Padova ha 15 mila vi- sitatori al giorno. Proprio la consapevolezza che potessero esserci degli asintomatici ha fatto sì che si decidesse per la chiusura im- mediata e per fare i tamponi su pazienti e dipendenti. Chiunque a Padova sapeva che, anche al minimo sospetto di poter essere entrato in contatto con un infetto, sarebbe potuto venire in ospedale a farsi un tampo- ne. Questo ci ha permesso di intercettare moltissimi casi prima che questi a loro volta infettassero altri. La curva decrescente di Andrea Crisanti. Virologo, Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare e del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell'Università di Padova.

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