Plus Magazine 39

Daniel McVicar Un americano in Italia 39 Supplemento aLa voce dei Bancari Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Numero XXXIX - Dicembre 2022 IN QUESTO NUMERO FRANCESCA COMENCINI “SONO UNA OUTSIDER” ZEROCALCARE QUANDO I FUMETTI RACCONTANO LA GUERRA TECNOFUTURO INTERVISTA A CLELIA TOSI HEAD OF FINTECH DISTRICT AERONAUTICA MILITARE 14° STORMO CHEF NICOLA DINATO E IL SUO TEAM ORIZZONTI UNA NUOVA FRONTIERA PER L'ENERGIA: LE CORRENTI MARINE MAPPAMONDO ANDALUSIA: LA SPAGNA MORESCA CONVENZIONI NAZIONALI : DA PAGINA 56

2 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE Copertina Daniel McVicar Un americano in Italia Protagonisti Francesca Comencini: “sono una outsider” Protagonisti Zerocalcare Quando i fumetti raccontano la guerra Tecnofuturo Banche e Fintech: il connubio vincente. Intervista a Clelia Tosi Head of Fintech District Protagonisti Aeronautica Militare: 14° Stormo Ospiti A colazione con… Silvia Subirós e Florencia Aliberti Protagonisti Con Nicola Dinato e il suo team rinasce l'Osteria Elegante Intrattenimento Gardaland MagicWinter. La magia del Natale Orizzonti Una nuova frontiera per l'energia: le correnti marine Solidarietà Tendere la mano... va ben oltre Moda Appunti di moda a cura di Barbara Odetto Recensioni Serie TV Cinema Libri Mostre Teatro Musica Mappamondo Andalusia: la Spagna moresca Convenzioni Nazionali 4 8 12 16 20 24 26 30 32 34 36 42 43 45 46 47 48 50 56 Sommario39 PLUS MAGAZINE Supplemento a “ La voce dei Bancari ” Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Redazione e Amministrazione Via Guarini, 4 - 10123 Torino Tel. 011 5611153 / Fax 011 540096 / www.associatiallafabi.it Direttore Responsabile Paolo Panerai Direttore Editoriale Paola Gomiero Segreteria di Redazione Chiara Attolico, Milena Lagnese Photo Editor Alessandro Lercara Hanno collaborato a questo numero: Mauro Bossola, Pietro Gentile, Barbara Odetto, Barbara Oggero, Alessia Roeta, Mariangela Salvalaggio, Vincenzo Scaringella. Fotografie Archivio Stilisti, Charlotte Noble, image courtesy Trendfortrend, images selected on Mytheresa e Luisa Via Roma, Barbara Oggero, Marco Zanella, Michelangelo Bisconti Relazioni Esterne Daniele Tancorra Pubblicità - Nova Labor Servizi srl Via Guarini, 4 - 10123 Torino - Tel. 011 5611153 / Fax 011 540096 Suwww.plusmagazine.newsè possibile trovare il meglio di Plus Magazine in formato digitale Progetto Grafico M.C.Grafica Torino / Art DirectorMarco Clava Stampa Stamperia Artistica Nazionale - Trofarello (TO) La redazione non si assume alcuna responsabilità per notizie, foto, marchi, slogan utilizzati dagli inserzionisti. Il materiale inviato non viene restituito. È vietato e perseguibile civilmente e penalmente, ai sensi della legge sul diritto d'autore, ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione scritta dell'editore.

3 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 EDITORIALE Negli ultimi tempi, nel mondo degli affari e della finanza, si sente spesso parlare di startup unicorno. Secondo questa concezione, un unicorno è un’azienda privata che raggiunge una valutazione di mercato di oltre un miliardo di dollari, senza quotarsi in borsa. Il termine ci porta a pensare all’animale mitologico, simbolo di forza e di eccezionalità, ed è proprio a questa immagine che si è ispirataAileen Lee, fondatrice del fondoCowboyVentures, quando nel 2013 ha concepito questo titolo. Infatti, le startup di successo hanno in comune con l’animale leggendario proprio gli elementi di forza ed estrema singolarità, essendo aziende straordinariamente performanti in un brevissimo lasso di tempo . Grazie all’analisi di numerose ricerche universitarie si è riscontrato che queste aziende hanno tra loro delle caratteristiche in comune. Molto spesso i loromodelli di business si basano sulla tecnologia e producono un’innovazione dirompente nel campo a cui appartengono, creando dei servizi alla portata di tutti, che fanno veramente la differenza e, in breve tempo, fanno nascere un bisogno che fino a poco prima non esisteva. Uber, ad esempio, creando un'app semplice e funzionale, ha cambiato il modo con cui le persone si spostano e utilizzano il trasposto pubblico, Airbnb ha rivoluzionato i processi con cui i viaggiatori pianificano i loro spostamenti. Ma quante ce ne sono nel mondo? All’epoca Lee ne contava 39: un elenco che includeva nomi come Facebook, Linkedin e Twitter; oggi se ne stimano più di 1200 e sono in costante aumento. E in Italia come siamo posizionati? Indubbiamente il settore più rappresentato tra le mega startup è quello Fintech che comprende quelle aziende che attraverso la tecnologia innovano un servizio finanziario tradizionale. Aquesto propositomeritano di esseremenzionate: Scalapay, azienda specializzata nella rateizzazione dei pagamenti, e Satispay, attiva nel settore dei pagamenti diretti online. Plus Magazine ha avuto il piacere di intervistare in questo numero, Clelia TosiHead of Fintech District - la community internazionale di riferimento per l’ecosistema della Fintech in Italia (pagina 16) - che ci ha raccontato come le aziende Fintech in Italia siano cresciute tantissimo negli ultimi tre anni, seppur non ci siano ancora i numeri degli altri paesi europei. Fondare un’azienda unicorno è il sogno di molti imprenditori ed è importante anche per il paese che li promuove e li ospita, non solo perché rappresentano un esempio di successo, ma soprattutto perché generano valore economico, posti di lavoro e indotto. È vero che l’ascesa esplosiva nasce da un’idea geniale almomento giusto, ma di fronte ad una startup che sopravvive ce ne sono una miriade che presto falliscono, perché per diventare unicorni non basta essere veloci, avere coraggio ed energia, bisogna anche accettare il rischio di fallire. Buon 2023. diPaola Gomiero (direttrice FABI Plus) Da startup a unicorno

4 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE COPERTINA Ha raggiunto il successo interpretando Clarke Garrison in “Beautiful”, anche se la sua carriera è costellata da molte pellicole interessanti. Americano d.o.c., si è trasferito in Italia per amore e ci è restato. Qui infatti c’è Pietro, il figlio che adora. Daniel McVicar ha una famiglia numerosa, composta da ben 11 tra fratelli e sorelle, e i suoi genitori hanno sempre consigliato a lui e a tutti di inseguire i propri sogni. Detto fatto, dal Colorado il giovane Daniel si è trasferito in California per studiare prima all’ Institute of Artse poi con i grandi Lee Strasberg, Paul Sills, Stella Adler e Milton Katselis. Anni dopo è volato a Londra per frequentare la celebreRoyal Academy of Dramatic Arts . Il suo debutto professionale è coinciso con il momento in cui le soap opera erano un fenomeno internazionale di grande successo: dopo aver recitato con un piccolo ruolo in “Febbre d’amore” il direttore del casting di “Beautiful” lo volle con sé. Dal 1987 al 2005 è stato uno dei protagonisti più amati e seguiti e la serie TV lo ha sicuramente incoronato come star internazionale, ma negli anni Mr. McVicar è riuscito a smarcarsi da quel ruolo per interpretarne altri importanti nell’ambito del cinema d’autore. Oggi l’attore è molto attivo in Italia, dove vive accanto al figlio Pietro e dove recita, ed ha recitato, in serie televisive di successo come “Nemici e Amici” di Giulio Manfredonia, “Il bene e il male” di Giorgio Serafini, “L’ispettore Coliandro” per la regia dei Manetti Bros e “Un medico in famiglia”. Oltre a diversi film italiani ed europei ha presentato la trasmissione inaugurale dei “World Music Awards” 2008 a Monte Carlo ed ha preso parte a talent show come “Notti sul ghiaccio” con Milly Carlucci e l’edizione del 2011 de “L’isola dei famosi” . diBarbara Odetto Daniel McVicar un Americano in Italia Credit photoCharlotte Noble

5 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 DANIEL MCVICAR Come definiresti Daniel McVicar? Tutti mi conoscono come il Clarke Garrison di “Beautiful” perché sono stato nel cast per circa 20 anni. Per me questa è stata sicuramente una grande esperienza che mi ha dato un passaporto diplomatico per visitare tanti paesi e conoscere diverse culture; la soap opera è vista infatti in 120 nazioni ed è la più seguita al mondo. A questo punto della mia carriera e della mia vita sono più maturo e scelgo altri tipi di ruoli: tra tutti preferisco quelli chemi incuriosiscono e che mi mettono alla prova. Mi considero un attore europeo più che americano perché sono in Italia dal 2007 e sono sempre più coinvolto nel cinema del continente. In Europa sta aumentando l’attività cinematografica internazionale di lingua inglese che ovviamente sento tagliata su di me. Ho lavorato in Polonia e quest’anno ho partecipato ad alcuni film italiani, tra i quali “Soldato sotto la luna” per la regia di Massimo Paolucci e “The Magic Penguin” di Stefano Milla. Ho inoltre preso parte alla serie tv ticinese “Sport crime” . Jack Lemmon diceva: “ciack is magic time” (il ciack è un momento magico n.d.r.) e a me piace sempre tantissimo sentire il rumore del ciack! Quando hai scelto di diventare attore? A 15 anni. Prima volevo fare l’avvocato o il Presidente degli Stati Uniti (ride n.d.r.). Come attore posso entrare nei panni di tutti e infatti quest’anno sono stato un prete, un re e un marito tradito. Inoltre, a breve girerò un film dove sarò un militare. Mi piace vivere la vita di qualcuno, studiarlo, conoscerlo, assorbirlo fino in fondo. Amo il mio lavoro e la creatività che lo caratterizza. Sono over 60 e per essere un attore performante mi tengo allenato nel fisico, nel corpo e pratico meditazione, fondamentale per ricaricarmi. Sei stato anche Diabolik. È vero, nel 2004. È stata un’esperienza divertente. Insieme a Claudia Gerini ero il protagonista della canzone “Amore impossibile” dei Tiromancino. Eravamo Diabolik ed Eva Kant e il video era un omaggio al film del 1968, diretto da Mario Bava. Proprio suo figlio Lamberto ci ha diretti. Come insegnante di recitazione a chi ti ispiri? Insegno recitazione all’ International Cinema Academy di Milano dove tengo dei corsi brevi. Ho avuto la fortuna di studiare con i più grandi maestri della storia del cinema e sono contento di trasferire il mioknow-how agli allievi. Stanislavskij diceva di non posare, ma di essere veri, cercava il naturalismo nella scena e questo ha permesso la crescita del cinema. Il realismo sul set è importante perché in questo modo l’attore non recita, ma è. Nei miei corsi trasmetto queste nozioni. “Lo zoo di vetro” di Tennessee Williams è l’esempio che porto sempre e che io ho appreso grazie alla grande Stella Adler. L’opera parla della fragilità delle persone nel mondo moderno; è di 70 anni fa, ma il tema è attuale ancora oggi perché è una sfida a proteggere la nostra fragilità in questo mondo sempre più esposto alla mercè di tutti. Daniel McVicar nel 2011 durante la sua partecipazione a “L'isola dei Famosi”

6 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE COPERTINA Oltre che attore, sei anche produttore e regista. Ho prodotto in passato e ho anche qualcosa in cantiere, ma al momento è top secret, sorry! Sei membro di MENSA, associazione che include le persone con un elevato quoziente intellettivo. Cosa succede all’interno di questa élite che comprende solo il 2% della popolazione mondiale? La società fa giochi di matematica e logica per stimolare il cervello. È un po’ come per il Mago di Oz: l’uomo di latta ha sempre avuto il cuore. Tutti abbiamo un cervello, ma in questa associazione la nostra mente è certificata. Il mio quoziente intellettivo mi è stato utile nella vita perché a scuola bastava che seguissi le lezioni per imparare subito e nella mia professione ho facilità a memorizzare le battute. Prima hai parlato di meditazione. Cosa significa per te? Credo che sia necessario ripartire da zero ogni giorno e cercare dentro di sé gli elementi basilari della vita. La meditazione è un aspetto importante per non perdere la direzione o farsi vincere dal materialismo, dal consumismo e dalla superficialità che certi mezzi di comunicazione impongono quotidianamente. Avere equilibrio ed essere se stessi è importante, così come volersi bene. L’equilibrio passa anche dal cibo. Che rapporto hai con la cucina italiana? La trovo gustosa e completa perché dalla verdura alla frutta ai formaggi, voi mangiate di tutto! Anche se mi piacciono molto la pasta e la pizza, come a tanti miei connazionali, io apprezzo in particolare le vostre carni. Ad esempio, non rinuncio al brasato, magari accompagnato da un buon vino rosso. Personalmente non sono un grande chef, ma da vero americano sono bravo alla griglia. Dammi un barbeque e mi esprimo al top! Rifacendoti alla celebre pellicola di Vincente Minnelli, hai anche firmato la regia dello spettacolo teatrale “Un americano a Torino”. Di cosa si tratta? La commedia è del 2014 ed ha per protagonisti il buon umore e l’allegria. Sul palco ho ripercorso il viaggio di una star di Hollywood che è alla ricerca costante di qualcosa. Ho voluto che fosse uno spettacolo completo e articolato, composto da canzoni, balli, aneddoti e momenti comici. C’erano anche molti flashback nei quali ero in compagnia di… Marilyn Monroe, Dean Martin e Jerry Lewis. Quali sono i tuoi propositi per il 2023? Il primo è essere papà. Adoro mio figlio Pietro, che è ancora un bambino e ha bisogno di essere guidato e protetto. Mi piace trascorrere del tempo con lui e quando posso mi faccio accompagnare agli eventi per condividere insieme il mio mondo. Sicuramente voglio continuare a recitare e, soprattutto, desidero stupirmi per una pellicola interessante. Sto ricoprendo ruoli diversi da quelli di un tempo che mi piacciono proprio perché mi stimolano e mi spronano a creare.

8 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE Un padre che, solo per citare un esempio della sua straordinaria carriera, ha direttoDe Sica e Lollobrigida in “Pane, amore e fantasia” , film che lanciò la commedia italiana nel mondo. Francesca va giovanissima a vivere in Francia, dove rimane per quasi vent’anni. Qui diventamoglie, madre e dirige il suo primo film, basato sulla storia di due tossicodipendenti, dal titolo “Pianoforte”, vincitore del Premio De Sica al Festival di Venezia. Successivamente, con il padre collabora alla stesura della sceneggiatura per “Un ragazzo di Calabria”, prima di dirigere “La luce del lago” e “ Annabelle partagée”. Più di trent’anni di cinema e arti visive espresse ai massimi livelli in cui si dedica ai documentari come “Elsa Morante”, “ Shakespeare a Palermo” e “ Carlo Giuliani ragazzo” , incentrato sui fatti del G8 di Genova, e dirige film come “Le parole di mio padre”, “In fabbrica” e “Mi piace lavorare (Mobbing)”, vincitore al Festival di Berlino del premio ecumenico. Poi “Lo spazio bianco”, in concorso a Venezia, così come “Un giorno speciale”, per il quale La regista si racconta e anticipa il suo ultimo lavoro, un western al femminile, presentato in anteprimamondiale alla Festa del Cinema di Roma, prima dell’esordio nel 2023 su Sky e NOWTV. “Essendo nata in una famiglia di cinema, ho trascorso parte della mia vita cercando di essere una outsider”. Francesca Comencini esordisce così in un incontro con il pubblico organizzato dalJob Film Days, festival torinese che unisce cinema e lavoro. Il suo voler andare contro la travolge: specie agli inizi di carriera desiderava distanziarsi dagli affetti per distinguersi e meglio riconoscersi. Il suo è un percorso professionale - come lei stessa afferma - “all’insegna dell’autenticità e della realtà” , fatto di un immenso lavoro di analisi, con uno sguardo attento ai fatti, alle relazioni, all’umanità come parte di un sistema. Regista e sceneggiatrice, è la più piccola delle quattro figlie di Luigi Comencini: Paola è scenografa e costumista, Eleonora direttrice di produzione e Cristina regista e scrittrice. “sono una outsider” diMariangela Salvalaggio PROTAGONISTI Francesca Comencini :

9 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 firma regia e sceneggiatura. L’anno dopo, dal romanzo omonimo, sceneggia e dirige “ Amori che non sanno stare al mondo”, un film sulla fragilità dell’amore. In tanti l’hanno riscoperta per la regia in “ Gomorra” e altri per il suo impegno nella lotta per i diritti delle donne, attraverso il movimento “Se non ora quando?”. All’ultimo Festival del Cinema di Roma presenta “Django-La serie”, una coproduzione Italia Francia e Sky Original per la quale firma la direzione artistica e la regia dei primi quattro episodi. Un omaggio al filmdi Corbucci con Matthias Schoenaerts protagonista e con Noomi Rapace, antagonista di Django. L’attrice svedese a Roma riceve il Premio Progressive dedicato alle figure che, pur avendo iniziato da poco la carriera, hanno già lasciato il segno. Nella saga familiare di “Django” si manifesta un’evidente crisi dei codici della virilità. Il western era adorato da noi ragazzi degli anni Settanta, Quei film, che incitavano alla ribellione contro il potere, hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione di giovane ribelle. Una tradizione leggendaria che abbiamo rispettato e omaggiato. Ed era anche il genere che più di tutti aveva codificato la virilità maschile. Per me è stato interessante raccontarne la crisi attraverso il geneFRANCESCA COMENCINI re che più di tutti l’ha esaltata. Django è un antieroe, diverso nel suo avere crisi intime legate alla sfera affettiva. Per oltre vent’anni la sua vita si è svolta a Parigi. A soli 19 anni lascia l’Italia. Come mai? Per rispondere devo raccontare di mio padre che a sei anni con la famiglia dovette emigrare per motivi economici in Francia. La sua è stata un’infanzia difficile. Era un bambino solitario, lo racconta in un suo libro di memorie. Da ragazzino molto timido quale era, il giorno che finalmente ottenne un appuntamento con una ragazza, nell’aspettarla, forse spinto dalla paura, decise di nascondersi in una sala cinematografica. Non sapeva cosa fosse il cinema. A soli 13 anni pensò che il cinema sarebbe stato la sua vita. Era grato alla Francia che gli aveva fatto scoprire il suo grande amore. Quando decisi di andare in Francia, mi trovavo in condizioni completamente diverse dalle sue, però non ero felice e non riuscivo più a stare in Italia. Papà mi accompagnò. Per me è stato un periodo di formazione. I miei tre figli sono nati lì. Questa scelta di vivere in Francia mi ha connessa in maniera profonda con mio padre. Sentirsi italiani con un piede sempre un po’ fuori, anche questo rientra nel mio essere una outsider. Cosa si porta dietro di suo padre e cosa invece ha preferito abbandonare? Ho cercato di costruire una mia strada un po’ in opposizione alla mia famiglia, a partire dal mio primo film “Pianoforte” : mio padre lo criticò molto perché in parte era autobiografico e lui detestava l’autobiografia. Ho vissuto con disagio l’essere percepita una figlia d’arte, cercavo di meritarmi ogni cosa, in maniera anche sofferta. Profondamente, spero che la parte più riuscita di un mio film si possa avvicinare alla parte meno riuscita di un film di mio padre. Ho cercato di declinare i suoi insegnamenti a modo mio. Mio padre ha raccontato la storia di questo paese. Nella sua inchiesta sull’amore in Italia ha dato voce al femminismo, all’amore non solo come passionema come fenomeno politico e sociale. In questo mi riconosco. “In fabbrica”, “Un giorno speciale” e “Mi piace

10 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE lavorare” sono tre film dedicati al lavoro. Cosa l’ha portata a raccontare questo mondo? Dopo i documentari su Elsa Morante, dedicato ad una immensa scrittrice e pensatrice, e su Carlo Giuliani, ho cominciato a pensare al tema del lavoro, della persona e delle condizioni sociali. Mi è stato chiesto di impiegare l’immenso archivio delle Teche Rai e io decisi di raccontare la storia del movimento operaio, dagli anni Cinquanta fino agli albori degli anni Ottanta, fino alla fabbrica di oggi dove ci sono molte operaie donne e straniere. Questi estratti raccontavano il cinema e la tv, era un periodo in cui i grandi registi si occupavano di fabbriche. Nasce così “In fabbrica” : partendo da materiali esistenti ho voluto dare un mio sguardo espresso dal montaggio. Come si raggiunge una sintesi di fronte a tanto materiale? Serve molto tempo. Per arrivare alla sintesi bisogna conoscere, entrare dentro le storie, nelle vite. E non bisogna ancorarsi al passato. Noi italiani dovremmo evitare il sentimento della nostalgia che impedisce la memoria. Non bisogna rimpiangere quel che c’è stato ma bisogna conoscerlo, rispettarlo, criticarlo, attraverso un processo di assimilazione e riconoscimento di qualcosa che è in noi, non di rimozione. La nostalgia porta alla rimozione, a dire - sbagliando - che tutto prima era bello. Si nota una sua propensione a scrivere o coscrivere le sceneggiature. Come mai? Quello che conta per me è dare un grado elevato di realtà, intesa non come realismo ma come autenticità. Lo si ha mettendo qualcosa che io conosco bene o che se non conosco direttamente riesco a capire partendo da me. Anche nei personaggi molto lontani da me ho il bisogno di riuscire a capire il loro mondo reale. Per questo mi piace entrare nella scrittura. Elsa Morante diceva che c’è molta più realtà in una favola di Grimm che in un documentario realista. Ho bisogno di trovare un percorso che mi faccia sentire, emotivamente, come fare le scene. Partecipare alla scrittura mi permette di fare questo passaggio. PROTAGONISTI La vita reale torna nel film “Mobbing”, interpretato da Nicoletta Braschi. Ci sono due motivi per cui scatta il mobbing nei confronti delle donne: uno riguarda le molestie e l’altro si verifica nel 90% dei casi quando si diventa madri. Questo filmè un ritratto di una donna che lavora e cresce da sola la figlia. Allo sportello per il mobbing della Cgil ho filmato i racconti di donne che avevano subito mobbing. Da qui ho tratto la storia del film, basata sui racconti di persone completamente devastate da persecuzioni, isolamento e gogna. La parte con cui emotivamente mi sentivo di entrare più in contatto era quella che queste donne non riuscivano a raccontare per vergogna: il mobbing le spingeva all’esaurimento totale e non riuscivano più ad occuparsi dei figli, così si sentivano cattive madri. Nel film è la figlia della protagonista ad aiutarla a sconfiggere i suoi aggressori. Anche in “Gomorra” c’è un suo sguardo reale al tema del lavoro. In una puntata ho trattato la costruzione ex novo di una piazza di spaccio come luogo di indotto lavorativo in funzione 24 ore al giorno, raccontandolo in modo antropologico: vedette, turni, fabbri che creano grate, case occupate. Un vero sistema lavorativo pianificato in ogni dettaglio. In un altro episodio ho trattato il posto di lavoro come merce: il fatto che i disoccupati per poter lavorare pagano alla camorra 15mila euro per avere un lavoro in ditte che erano state ricomprate dalla malavita. A proposito di lavoro si parla tanto anche di smart working. È un tema da indagare: da casa sembra di non lavorare mai e invece si lavora sempre. Oggi andrebbe raccontato anche l’agire sulla psicologia per insinuare il dubbio di meritarsi davvero un lavoro. Accade inmodo preventivo sui giovani, all’ingresso nel mondo del lavoro. Mi appassiona raccontare i destini individuali dentro ai sistemi sociali. La correlazione dell’esistenza delle persone con le modalità di lavoro è un tema spesso troppo ignorato.

12 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI diBarbara Odetto Il fumetto è una cosa seria e lo dimostra Michele Rech, alias Zerocalcare, che con i suoi lavori ha vinto tantissimi premi importanti e nel 2015 si è classificato secondo al Premio Strega nella categoria giovani. Michele Rech è un uomo di quelli che mettono anima, intelligenza e cuore nella propria professione. Un artista che ha scelto di comunicare temi importanti attraverso il fumetto, un mezzo di comunicazione spesso considerato “minore”, ma che invece ha una forza prorompente e che, grazie allo stile diretto e originale di questo autore, è diventato un successo nazionale perché sa parlare a tutti in modo trasversale. Il suo pseudonimo è Zerocalcare e si ispira al ritornello dello spot televisivo di un prodotto anti-calcare famoso e che lui ha scelto anni fa come nickname per partecipare ad una discussione su Internet. Nel 2001, poco dopo le superiori, Michele ha scritto un racconto a fumetti per raccontare i fatti del G8 di Genova e dieci anni dopo ha pubblicato il suo primo libro a fumetti “La profezia dell’armadillo”, uscito prima con Edizioni Graficart e successivamente con Bao Publishing che è ancora oggi la sua casa editrice. Nel mezzo ci sono state le collaborazioni con il quotidiano “Liberazione” e con le riviste “Carta”, “Repubblica XL” e “Internazionale”. Questo autore ha all’attivo diversi libri di fumetti, tra i quali ricordiamo: “Un polpo alla gola”, “Ogni maledetto lunedì su due”, “Dodici”, “Dimentica il mio nome”, “L’elenco telefonico degli accolli”, “Kobane calling”, “Macerie prime”, “La scuola di pizze in faccia del professor Calcare”, “Scheletri”, “A babbo morto”, “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia”. Una produzione prolifica la sua che ogni volta è un successo atteso e acclamato dal pubblico. Dalle tavole alla televisione, nel 2021 è uscita per Netflix la serie TV “Strappare lungo i bordi”, subito diventata famosa non solo in Italia, ma anche in altri paesi. Le diverse puntate raccontano di un viaggio che Zerocalcare fa con i suoi amici Sarah e Secco. Il presente si unisce ai flashback per descrivere con ironia la vita del protagonista che, a ZEROCALCARE Quando i fumetti raccontano la guerra

13 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 ZEROCALCARE sua volta, cerca di non dare voce alla sua coscienza che ha le sembianze di un armadillo e che è la vera ragione di questa avventura. Il suo ultimo lavoro cartaceo è invece “No Sleep Till Shengal”, il cui titolo è ispirato ad una canzone punk degli Stiff “Little Finger” . Si tratta del reportage di un viaggio fatto nel 2021 in Medio Oriente nell’enclave irachena degli Ezidi, un popolo sopravvissuto al genocidio dell’ISIS e minacciato per la propria aspirazione al confederalismo democratico. L’opera è un vero caso letterario perché Bao Publishing ne ha stampate subito 234.000 copie. Una tiratura record che è la conferma che con Zerocalcare il fumetto è un’opera letteraria che piace ai ragazzi come ai meno giovani. Di cosa parla “No Sleep Till Shengal”? Nella primavera del 2021mi sono recato in Iraq per far visita alla comunità ezida di Shengal, minacciata dalle tensioni internazionali e protetta dalle milizie curde, e per documentarne le condizioni di vita. Il viaggio è stato difficile perché l’Iraq era frammentato in aree con etnie e influenze politiche diverse e ad ogni check point si incontravano gruppi differenti che potevano vietare o permettere il passaggio da un territorio ad un altro. La delegazione italiana con la quale sono andato è stata bloccata più volte e io stesso ho impiegato 24 giorni per fare un tragitto che ne richiedeva 3. Pensa che Shengal era una zona talmente pericolosa da essere off limits anche per la Farnesina. Qui una minoranza di persone si opponeva allo strapotere di chi chiamava terrorismo ogni tentativo di resistenza e il confederalismo democratico rischiava di scomparire. Il mio libro a fumetti è la descrizione di quel momento geopolitico, è una storia di pericolo che serve per mantenere viva la realtà e, perché no, per dare voce anche chi non c’è più. Com’è Shengal oggi? La città si trova nel Nord Ovest dell’Iraq, al confine con la Siria, e gran parte della sua Alcuni degli albi realizzati da Rech con lo psudonimo Zerocalcare popolazione è morta. Le donne e le bambine ezide sono state stuprate e vendute come schiave sessuali dall’Isis. Le prigioniere liberate sono state poi portate in Germania e divise in paesi diversi. Le donne ezide che oggi vivono qui sono alfabetizzate e ricoprono cariche importanti, mentre fino a 14 anni fa non erano istruite. Non sapendo leggere, durante il periodo dell’Isis nel tentativo di fuggire non erano in grado di capire i segnali stradali per cui molte di loro sono finite nelle mani dei nemici. Se ci pensi è una storia raccapricciante. Che tipo di futuro immagini per questa zona? Mi auguro che un giorno Shengal possa tornare libera, ma non faccio previsioni. Ho solo speranze. I Curdi, trovandosi di fronte al secondo esercito della Nato, in teoria dovrebbero già essere stati sconfitti mentre resistono nascondendosi sulle montagne. In che modo ti sei approcciato al tema bellico? Nel 1999 il presidente del Partito dei Lavoratori del Kurdistan era venuto in Italia per chiedere asilo politico. La diaspora curdo-europea era venuta a sostenerlo e io ho vissuto quel periodo in

14 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI prima persona. Portavamo coperte e aiuti a quelle persone e con molte di loro siamo diventati amici. Negli anni ho mantenuto vivo il mio rapporto con la diaspora curda e a un certo punto ho sentito il bisogno di fare qualcosa di più. Perché hai scelto i fumetti per raccontare la guerra? Perché i disegnetti, come li chiamo io, accorciano le distanze tra il lettore e il narratore. Inoltre sono un mezzo che risolve molti problemi nelle zone di guerra. Spesso infatti le riprese o le foto sono vietate, ma a me non possono togliere la matita. Ho raccontato situazioni drammatiche e ho scelto di essere divertente non perché sono irriverente, ma perché credo che con l’ironia certi messaggi arrivino in maniera più forte. Chi ha contribuito alla tua formazione artistica? Ho avuto molti modelli ma mi sono ispirato soprattutto a Gilles Roussel, fumettista francese che ha come nome d’arte Boulet. Lui è stato tra i primi a dare una coscienza ai suoi personaggi e questo mi affascinava. Mi interessano anche laminiserie “Kick-Ass” di Mark Millar o “Saga” di Brian Vaughan perché riescono a raccontare storie classiche con dei linguaggi moderni. Inoltre, leggo anche i fumetti della Marvel ma i supereroi, anche se mi piacciono, non mi rappresentano. Quali sono state le tue letture negli anni? Mi catturavano tantissimo gli horror e la fantascienza. Crescendo ho abbandonato quasi completamente questi due filoni e intorno ai 25 anni ho iniziato a seguire i noir e i western e mi sono appassionato alla letteratura americana contemporanea. Anche il fantastico mi interessa e “La spada di ghiaccio” di Topolino per me è un esempio perfetto di narrazione fantastica. Anche “Il trono di spade” è spesso presente nei miei fumetti sia perché per me è importante citare qualcosa che i lettori conoscano sia perché i draghi mi piacciono proprio. “Strappare lungo i bordi”, la serie TV che hai creato e che è su Netflix, è stata subito un successo. Tu che tipo di spettatore sei? Sono un grande fruitore di serie televisive e spazio da quelle che secondo me sono brutte, ma guardo tanto, a quelle più belle e interessanti che scelgo appositamente di seguire una volta al giorno. Quale rapporto hai con i social? Uso Facebook e Instagram e li curo io stesso, ma non racconto di me. Posto solo quello che produco. Il successo ti ha cambiato? Come fumettista sono sempre lo stesso e continuo ad utilizzare carta da fotocopia, matite e inchiostri proprio come agli inizi.

16 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE Ormai da anni si parla di Fintech , realtà che hanno innovato il mondo finanziario attraverso la tecnologia, proponendo nuovi modelli di business e nuovi prodotti o servizi. Il primo vero esempio di portata mondiale è stata la nascita di PayPal, quotata dal 20 luglio 2015 presso il Nasdaq. Per anni si è parlato di spietata competizione con il settore bancario ma oggi la situazione sta cambiando verso la sinergia. Da alcuni anni anche l’Italia e in particolare Milano sono state “travolte” da questa grande rivoluzione oggi diventata realtà. Proprio a Milano si è svolta l’annuale edizione del “Forum Banca 2022” , organizzato da IKN Italy . Nell’ambito del Forum abbiamo avuto l’opportunità di incontrare ed intervistareClelia Tosi , Head del Fintech District . Il giorno precedente l’intervista, Satispayazienda nata in Piemonte ed appartenente allaCommunity del Fintech Districtmilanese, è diventata un “Unicorno”, la prima Fintechitaliana a superare il miliardo di euro di valutazione. Intervista aClelia Tosi Head of Fintech District diPietro Gentile TECNOFUTURO Banche e Fintech: il connubio vincente

17 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 L'INTERVISTA Fenomeno Fintech, di cosa stiamo parlando? In termini tecnici una Fintechè un’azienda che attraverso la tecnologia, sia essa Intelligenza Artificiale, BlockChain, API, innova un servizio finanziario tradizionale. All’inizio erano viste come competitor del mondo bancario, nel tempo invece la collaborazione è diventata il driver di sviluppo per entrambi i soggetti. Favorire un dialogo tra i due mondi per agevolare la nascita di progetti di “Open Innovation” è lo scopo delFintech District . Perché le Fintech sono nate al di fuori del sistema bancario? Inizialmente sono nate come alternativa al sistema bancario perché fornivano servizi che le banche, per motivi economici o di legacy , non implementavano. Da un lato l’ingresso sul mercato finanziario di queste realtà ha aumentato il livello di competizione e costretto le banche a ripensarsi, dall’altro le Fintechhanno scoperto di aver bisogno di collaborare con gli incumbentper scalare il mercato e raggiungere un grande numero di utenti; la sinergia tra i due mondi è stata naturale, è un rapportowin-win . Qual è il ruolo del Fintech District in questo contesto? Siamo la più grandecommunityverticale in Italia e abbiamo la mission di favorire e incentivare lo sviluppo dell’intero ecosistema italiano. Riuniamo oltre 240 realtàFinteche Insurtech , nazionali e internazionali, e lemettiamo in condizione di dialogare con le corporate per dare vita a progetti diopen innovation . La nostra attività non si esaurisce però a questo, lavoriamo per promuovere il Fintech made in Italyall’estero e fare cultura sull’innovazione finanziaria in generale. Quali sono i principali risultati raggiunti e i prossimi obiettivi? Alla nascita del progetto, nel 2017, leFintech parte dellacommunityerano 32: aver superato le 240 è un risultato eccezionale, visto che parliamo di più del 50% delle Fintech italiane e di importanti realtà straniere. CLELIA TOSI Tra i nostricorporate memberfigurano tutte aziende di primaria importanza. Abbiamo relazioni con oltre 10 hubinnovativi a livello internazionale e contiamo su un network di circa 40.000 contatti. Sono molti i traguardi che potrebbero essere citati, tra quelli di maggiore rilevanza a livello di sistema: siamo tra i promotori diFin+Tech , il programma di accelerazione dedicato alle startup che sviluppano soluzioni e servizi in ambitoFinteche Insurtech , parte della Rete Nazionale Acceleratori CDP, e in collaborazione aBusiness International-Fiera Milano , organizziamo e promuoviamo ilMilan Fintech Summit, evento di settore ormai accreditato a livello nazionale e internazionale. Lavoriamo anche in ambito formativo per diffondere la cultura delFintechnelle aziende finanziarie e non. CLELIA TOSI 37 anni, dal settembre 2022 è alla guida diFintech District , lacommunity internanazionale di riferimento per l’ecosistema delleFintechin Italia. In Fintech District dal 2019, Clelia è laureata in Management per l’Impresa. In precedenza, ha lavorato, per oltre 10 anni, nel mondo della consulenza e della ricerca per iFinancial Services .

18 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE Le prime Fintech sono nate quali emanazioni dei grandi gruppi tecnologici mondiali, i cosiddetti GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple), poi sono nate le prime Fintech a Londra. Cosa succede in Europa e a Milano nello specifico? I numeri testimoniano come Milano sia oggi tra le capitali europee dell’innovazione: dal 2018 al 2021, leFintechin Italia sono cresciute anno dopo anno del 28%, passando da 299 a 564, con la città meneghina che guida questa crescita ospitandone oltre il 45% e attrae sempre più investimenti. Siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi ma stiamo recuperando anche grazie ad iniziative di sistema; Milano per le proprie caratteristiche socio-culturali, che l’hanno sempre distinta come piazza finanziaria, gioca la sua parte in questa partita. PSD2 e Open Banking sono da alcuni anni una realtà per le banche: anche i clienti meno assidui si sono accorti di questo grande cambiamento. Quali prodotti di punta offrono le Fintech utilizzando queste modalità? Quasi il 70% delleFintechcon cui lavoriamo basano la loro attività sulla possibilità di operare tramite API, sfruttando quindi la PSD2 e l’ Open Banking . La normativa ha abilitato l’apertura del settore elevando il livello di competitività e sta avendo gli effetti sperati. Con l’arrivo della PSD3, la spinta all’innovazione sarà ancora più evidente. Se lato bancario vediamo un reale cambiamento, più lenta è la trasformazione per il settore assicurativo, anche perché non abbiamo ancora una PSD2 per questo mercato. Le banche stanno oggi partecipando in modo evidente al fenomeno Fintech, spesso acquisendo quote di capitale in queste nuove società. Parliamo quindi di collaborazione o di competizione tra Banche e Fintech? Realtà più strutturate come le grandi banche si sono già rese protagoniste della rivoluzione in atto, meno quelle di piccole dimensioni, anche se ci sono delle eccezioni molto interessanti. Anche le grandi corporatefuori dal mondo strettamente finanziario stanno cogliendo queste opportunità per implementare nuovi modelli di business e arricchire l’offerta. Che tutti i player ne abbiano ormai colto la portata si vede anche lato investimenti nel Fintech , diverse le importanti operazioni fatte dalle TECNOFUTURO

19 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 istituzioni finanziarie, sia in ottica puramente finanziaria che industriale, attraverso il Corporate Venture Capital . Quanti sono i dipendenti delle Fintech in Italia e quali i profili professionali? Le professionalità all’interno delle Fintech sono molto varie e mediamente è un ambiente molto giovane, spesso però il fondatore è un Senior con grande esperienza, proveniente dal settore finanziario tradizionale che, riconoscendo il potenziale del digitale, ha scelto di mettere il proprio knowhow in nuovi progetti. Per quanto riguarda le competenze, sicuramente si è all’incredibile ricerca di talenti in ambito tecnologico e dati, ma anche nell’ambito legale, con focus su Privacy e Antiriciclaggio a causa delle stringenti normative italiane ed euroCLELIA TOSI pee. Infine, anche il marketing e la comunicazione sono settori che richiedono nelle Fintechadeguate risorse. Vista la velocità con cui si sta muovendo questo mondo, dove si vede da qui a 5 anni e come sarà il mondo del lavoro e il Fintech District? La mia aspirazione è quella di poter “raccontare” fra cinque anni la storia di successo di tanti “Unicorni”. Sarebbe già una grande soddisfazione poterne avere almeno uno all’anno. Mi piacerebbe anche poter raccontare storie di successo nella collaborazione tra incumbent tradizionali eFintech , con numeri maggiori rispetto a quanto visto finora e sviluppare un focus sul fenomeno delFintech for Good , uno dei trend più interessanti del momento. BLOCKCHAIN PAGAMENTO CAMBIO RICERCA DENARO DIGITALE BANCA ONLINE INVESTIMENTI CROWDFUNDING

20 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE Il 28 marzo 2023 sarà una data importante per l'Aeronautica Militare: si festeggerà il 100° anniversario della sua nascita. L'Arma Azzurra, così viene simpaticamente chiamata nell'immaginario collettivo l'Aeronautica Militare, è formata da quattro unità di volo: 46° Brigata Aerea, 15° Stormo, 31° Stormo, 14° Stormo, ognuna con le sue linee d’intervento, con professionalità diversificate, equipaggi sempre pronti alla “chiamata” e al decollo in brevissimo tempo, capaci di operare in condizioni meteorologiche avverse per qualsiasi destinazione nel territorio Nazionale e all’estero, sia in operazioni prettamente militari, sia in supporto alla popolazione civile in missioni ad ampio spettro operativo. Plus Magazine ha avuto il privilegio di entrare “nell’anima” di queste unità di volo, mancava all’appello il 14° Stormo basato sull’aeroporto militare “Mario De Bernardi” di Pratica di Mare, al Comando del Colonnello Luca Mazzini classe 1975 con esperienze significative e di rilievo in ambito Aeronautica Militare. diVincenzo Scaringella PROTAGONISTI AERONAUTICA MILITARE 14° STORMO

21 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 AERONAUTICA MILITARE - 14° STORMO Colonello, ci descriva il suo stato d’animo al momento della consegna della Bandiera di Guerra dello Stormo da parte del Colonnello Federico Merola Comandante uscente. È stata una grandissima emozione, ero e sono davvero onorato di far parte del 14° Stormo, di questa grande comunità di persone che da tanto tempo vola, lavora e serve il nostro Paese. Allo stesso modo è un grande onore ed un piacere lavorare al fianco di professionisti del calibro degli uomini e delle donne del 14°, basterà questo a ripagarmi di ogni sacrificio. Onore che non può esserci senza una vera etica della responsabilità che cercherò di esercitare nel mio ruolo, consapevole che ogni decisione avrà inevitabilmente conseguenze su persone e, magari in modo indiretto, anche sul futuro del nostro Paese, ricordando che non esiste onore senza etica. Quali sono i compiti istituzionali del 14° Stormo? Con quali reparti di volo sono espletate le capacità operative di questa importante unità della Forza Armata? Il 14° Stormo, con il suo ampio spettro di impiego, è di supporto a numerose attività dell’Aeronautica Militare e di tutto il comparto Difesa. Lo Stormo conduce missioni di sorveglianza dello spazio aereo con i velivoli Gulfstream G-550 CAEW; di radiomisure e trasporto tattico (anche a favore del Dipartimento della Protezione Civile) con i velivoli P-180 Avanti I e II; e di rifornimento in volo, trasporto strategico e trasporto in bio-contenimento con i velivoli KC-767A. I due gruppi di volo in seno al Reparto sono: l’8° Gruppo Volo che opera con i velivoli KC-767A ed il 71° gruppo volo con i velivoli G-550 CAEW e P-180 Avanti I e II. Può descriverci le caratteristiche d’impiego operative dei gruppi di volo con riferimento ai velivoli in dotazione e alle tipologie di missione richieste? Negli ultimi due anni lo Stormo è stato impiegato senza soluzione di continuità nelle emergenze globali che si sono presentate; a partire dal 2020, subito dopo l’avvento del Covid, sono stati portati a termine numerosi trasporti sanitari di pazienti infetti e approvvigionamenti medici essenziali per il Paese, per poi assistere, nell’agosto 2021, la popolazione afghana in fuga dal regime talebano che stava riguadagnando terreno. Oggi lo Stormo è costantemente impegnato a supporto della coalizione NATO per garantire la sicurezza, la deterrenza e la pace internazionale, mettendo al servizio dell’Alleanza Atlantica i suoi assetti di rifornimento in volo, comando e controllo e trasporto strategico, nel delicato contesto geopolitico attuale. Voci “d’ala” ci parlano di operazioni effettuate dallo Stormo di trasporti urgenti in bio-contenimento con velivoli appositamente configurati per questo tipo di missione pronti al decollo immediato 24 ore su 24! Può descriverci le fasi e le caratteristiche di queste missioni? Dall’inizio dell’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del virus Covid-19, la capacità di trasporto in bio-contenimento si è dimostrata fondamentale per il Paese, e per questo l’Aeronautica Militare ha portato avanti numerosi studi mirati ad incrementare capacità e competenze in questo settore. Il velivolo KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare nel febbraio 2020 ha utilizzato per la prima volta una nuova configurazione di carico che ha permesso l’impiego simultaneo di 10 barelle di bio-contenimento “Aircraft Transit Isolator” (ATI). Il Colonnello pilota Luca Mazzini Comandante del 14° Stormo

22 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI Il traguardo è estremamente importante in quanto ha consentito all’Aeronautica Militare di aumentare le proprie capacità. Tale importante traguardo è stato raggiunto grazie al lavoro di squadra e alla collaborazione tra il personale del 14° Stormo, dell’Infermeria Principale di Pratica di Mare e del Centro SperimentaleVolo (CSV) che hanno messo a disposizione le proprie professionalità e competenze. In particolare, il “Reparto Sperimentale di Volo (RSV)”, si è occupato di raccogliere evidenze tecniche a supporto delle Certificazioni Tecniche Operative (CTO) necessarie per svolgere tali missioni in completa sicurezza. Durante queste attività, oltre all’equipaggio addetto al volo, il team è composto da: un Team Leader (ufficiale superiore medico), che ha il compito di coordinare lamissione, gestire i rapporti con gli enti civili coinvolti e supervisionare il corretto andamento delle operazioni; almeno due ufficiali medici (un anestesista ed un infettivologo) responsabili della gestione sanitaria del malato; sei sottufficiali (Supp. Sanità) per l’assistenza al malato e per l’esecuzione delle procedure di trasporto. Questa capacità militare disponibile ad uso e finalità civili è stata sviluppata in coordinamento con i ministeri della Salute, degli Interni e degli Affari Esteri, nonché con la Protezione Civile, responsabili del trasporto di terra del paziente e della gestione delle operazioni di emergenza sanitaria in ambito nazionale. Ci parli dell’Operazione “Aquila Omnia” i cui risultati sono valsi allo Stormo la Medaglia d’oro al Valore Aeronautico. Il ponte aereo che la Difesa ha assicurato dall’Afghanistan all’Italia è stato garantito grazie ai velivoli da trasporto dell’Aeronautica Militare. In particolare, i velivoli C130J della 46ª Brigata Aerea hanno effettuato, in sicurezza e con estrema rapidità, il cosiddetto trasporto tattico del personale militare e civile - sia italiano che straniero - dall’Afghanistan al Kuwait. Da qui i velivoli da trasporto strategico e di lungo raggio KC-767A del 14° Stormo hanno completato il ponte aereo dal Kuwait all’Italia. Questa sorta di “staffetta” che combina trasporto tattico e trasporto strategico ha consentito all’Aeronautica Militare e alla Difesa di assicurare in tempi brevi il rimpatrio e l’evacuazione in sicurezza del personale militare e civile dall’Afghanistan. La medaglia d’oro al valore aeronautico è stata concessa con la seguente motivazione: “Impiegato nel contesto dell’operazione “Aquila Omnia”, a seguito dell’occupazione del territorio da parte del regime talebano in Afghanistan, garantiva un ponte aereo per il recupero di connazionali e cittadini afghani in imminente pericolo e in fuga dal paese. In condizioni estremamente rischiose per la vita umana, in ragione di scontri e disordini, esplosioni e continui colpi d’arma da fuoco, in assenza dei minimi supporti logistici a terra, operava con elevatissima professionalità e abnegazione. Grazie allo slancio, al coraggio e alle

23 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 AERONAUTICA MILITARE - 14° STORMO virtù umane dei propri uomini, fronteggiava con estrema efficacia e perizia situazioni inedite e altamente pericolose, contribuendo ad accrescere il prestigio dell’Aeronautica Militare” . In aggiunta, in data 11 ottobre, l’equipaggio di condotta del KC-767A recatosi a Kabul il 15 agosto 2021, ha ricevuto, presso l’Aeroporto Militare di Guidonia, la Medaglia d’Argento al valore Aeronautico. Versatilità, prontezza, efficacia, sono le grandi peculiarità del 14° Stormo. Per raggiungere standard operativi di questa portata pensiamo a un addestramento continuo. Lo Stormo garantisce un elevato livello di operatività delle sue unità per far fronte a scenari complessi e dinamici. L’operatività dell’Aeronautica richiede continuo addestramento, mezzi ed equipaggiamenti tecnologicamente avanzati, profonda specializzazione e motivazione del personale, stimolato alla vivacità e alla condivisione delle idee per favorire ispirazione, creatività, innovazione e cambiamento condiviso del processo evolutivo. Per assicurare prontezza ed efficacia, l’operatività implica flessibilità di impiego, capacità innovative e lungimirante progettualità. Per questi motivi, uomini e donne del 14° Stormo si addestrano sia a terra che in volo, quotidianamente, spesso in esercitazioni complesse create “ad hoc”, simulando ipotetici scenari ostili, dove velivoli dello Stormo e non, operano fianco a fianco, implementando e sviluppando capacità fondamentali al raggiungimento dei compiti istituzionali sopra citati. Per noi il personale è davvero la risorsa più importante, dare valore alle persone permettendogli di crescere professionalmente ed umanamente è in cima alla lista delle nostre priorità. Ci permetta un’escursione, siamo in presenza di un equipaggio in fase di rientro, dopo una missione particolarmente “delicata”, una vita è stata salvata! Piloti e personale in assetto operativo, scendono dalla scaletta: cosa percepisce nei loro sguardi e nel loro animo? Nella sua mente quali pensieri scorrono Colonnello? , Sono davvero molto orgoglioso di loro e della loro professionalità. Nei loro sguardi si legge la soddisfazione di chi sa che, con il proprio lavoro, ha salvato delle vite umane, è un sentimento indescrivibile. La sacralità di ogni vita umana è davvero un nostro valore fondante. Spesso i nostri interventi avvengono in scenari difficili dove c’è tanto dolore, tanta sofferenza e quindi percepisco in loro, ma è anche un mio sentimento, che c’è sempre tanto da fare e tanta strada da percorrere ancora. Pertanto, se da un lato il cuore batte di felicità per ciò che si è fatto, dall’altro si è consapevoli che domani si deve essere pronti di nuovo a ripartire per servire il nostro Paese. Bene Colonnello grazie del tempo che ha voluto dedicarci. Il marchio che è stato creato in occasione del Centenario della fondazione dell'Aviazione Militare Italiana

24 DICEMBRE2022 | PLUS MAGAZINE B A R B A R A O D E T T O A colazione con occola golosa, dolce pausa tra la calma della notte e la frenesia del giorno: la colazione, secondo me. Il momento migliore per due chiacchiere rilassate conSílvia SubiróseFlorencia Aliberti. C Due registe, ma soprattutto due donne accomunate da una grande passione: il cinema. Proprio quell’arte le fa incontrare a Barcellona circa 15 anni fa, le fa diventare amiche e le porta nel 2020 a firmare la regia del cortometraggio “Can Gardell” presentato in anteprima italiana lo scorso ottobre al Festival del Cinema Rurale Corto&Fieno diretto da Paola Fornara che si è svolto sul Lago d'Orta. Il festival - che dal 2010 porta sullo schermo la campagna e i suoi protagonisti - ha premiato questo short film nella sezione “Same - tra meccanica e agricoltura”. Sílvia Subirós, forte degli studi di regia e sceneggiatura allaBarcelona Film School, spazia dalla musica al cinema sperimentale ed è autrice di diversi videoclip e lungometraggi. Florencia Aliberti, invece, ha studiato cinema a Buenos Aires e filosofia alle università di Barcellona e Parigi. Oltre che una regista interessante è anche montatrice nel campo del documentario e del cinema sperimentale. Di cosa tratta “Can Gardell”, il cortometraggio che avete realizzato insieme? (Silvia) È la storia di una famiglia, i Gardell, che vivono in una fattoria nel Nord della Catalogna e che dedicano la propria vita a lavorare la terra. Una clausola legale, però, costringe Tomàs e Maria a trasformare la loro fattoria in un Bed & Breakfast dove aspettano con pazienza che arrivino degli ospiti. “Can Gardell” è una storia di fantasia realizzata con personaggi reali che è nata come documentario, ma che a poco a poco si è trasformata in un cortometraggio. È il ritratto di una vita rurale che purtroppo non sembra più adatta ai nostri tempi moderni. In Spagna qual è oggi il rapporto dell’uomo con la campagna? (Florencia) La situazione è piuttosto complicata perché sempre meno persone si dedicano all’agricoltura. Nel paese ci sono molte zone rurali, ma il settore agricolo è sottopagato per cui molti contadini e allevatori si spostano nelle città o in quelle aree che vivono di turismo. Firmerete altri progetti insieme? (Silvia) Sicuramente e, in realtà, lo stiamo già facendo. Sto finendo un documentario che si intitola “La cucina dels homes (La cucina degli uomini n.d.r.)” che riprende la storia della mia famiglia e Florencia è l’editor. Mio nonno è stato un cuoco famoso e mio padre e i miei tre fratelli anche, mentre noi donne non ci occupiamo di cucina. La nostra è una sorta di no gender family nella quale alcuni ruoli istituzionali sono invertiti. Cosa pensate del Festival Corto&Fieno grazie al quale avete presentato il vostro lavoro in Italia? (Florencia) Siamo state onorate di partecipare a questo Festival che ci ha premiate e che ha saputo valorizzare gli uomini e le donne che vivono in ambienti rurali, le tradizioni e un mondo che spesso si dimentica, ma che è alla base dell’economia e della cultura di un popolo. La colazione per voi è…? (Silvia) Grazie alla mia famiglia di cuochi la colazione si abbina a ricordi bellissimi dell’infanzia. Per me è sempre stata una coccola ricca di prelibatezze. (Florencia) Per me è meno poetica. È un mix di sonno e caffè. OSPITI

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