Plus Magazine 40

25 PLUS MAGAZINE | MARZO 2023 Come hai iniziato la tua carriera? Mi è sempre piaciuto recitare, fin da bambino: stravedevo per interpretare i primi personaggi alle feste di fine d’anno della scuola e facevo divertire i miei compagni con le imitazioni dei professori; con il tempo la passione si è estesa ai grandi classici del teatro ed ai film capolavori del Neorealismo italiano, uno su tutti: “Ladri di biciclette”. Da qui la mia voglia di approfondire questi argomenti, tanto che, appena laureato, mi sono iscritto alla scuola di recitazione del maestro Massimo Scaglione, dove ho perfezionato stile e tecnica. Quali sono state le tue prime esperienze nel campo dello spettacolo? Ho debuttato con la “Compagnia della Rancia” nel musical “Bulli & Pupe” e successivamente sono entrato alla Rai, prima nel cast della trasmissione “L’albero azzurro” e poi, un anno dopo, in quello di “Melevisione, favole e cartoni”, come interprete di Orco Manno. Ma ho anche continuato con il teatro, recitando in due musical, “Robin Hood” e “Alice nel paese delle meraviglie”, per poi passare al teatro di prosa, con la Compagnia Stabile del Teatro Astra, diretta da Beppe Navello: con la sua regia abbiamo portato in scena i grandi classici del teatro “Il divorzio” di Alfieri, “Il trionfo del dio denaro” di Marivaux, “Una delle ultime sere di Carnovale”, per citare solo i principali. C’è qualche personaggio, tra quelli che hai interpretato, che hai particolarmente amato? Il primo amore non si scorda mai... Senz’altro il Tenente Brannigan che, in “Bulli & Pupe” controlla il traffico dei giochi tra i bulli del quartiere e, naturalmente, Orco Manno, l’orco pasticcione, innamorato e un po’ filosofo del Fantabosco nella “Melevisione”. Pensa che ancora adesso i bambini si ricordano di me: anche quelli che nel frattempo sono diventati grandi, ed è bello vedere che, da genitori, portano i loro figlioletti a vedere i nostri spettacoli... E poi Porthos! Quello dei Tre Moschettieri che ho avuto il privilegio di portare in scena ormai un lustro fa, nell’allestimento teatrale de “I Tre Moschettieri” andato in scena per quattro mesi, proprio al Teatro Astra di Torino. Ritieni che, per un attore, sia meglio lavorare in teatro o in televisione? Un attore è sempre se stesso: la capacità che devi acquisire è di comprendere il mezzo con il quale trasmetti emozioni al pubblico. Il teatro ti dà davvero la possibilità di averlo davanti e di sentire in modo concreto quello che pensa, e di vedere come reagisce. In televisione, come nel cinema, non è così, ed è molto interessante lavorare sui dettagli, quali la fermezza dell’occhio o il movimento di una mano: particolari dei quali solo più tardi potrai capire i veri effetti e godere, o rimpiangere, i risultati di quanto hai realizzato. Il bravo regista, in questo frangente, senz’altro ti può stimolare molto, ed io, per fortuna ho avuto grandi maestri. Già: tu hai anche lavorato con Gigi Proietti. Puoi dirci qualcosa? Caro Giggi… Come si faceva chiamare! Ho molti ricordi dei momenti trascorsi con lui, in particoDIEGO CASALIS

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