Plus Magazine 44

19 PLUS MAGAZINE | MARZO 2024 più difficilmente commerciabile e, pertanto, meno appetibile anche per il mercato nero con possibili effetti di deterrenza. Per tali ragioni, il TPC nelle attività investigative si avvale della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, un potente strumento informatico di analisi e catalogazione “di quanto è stato sottratto” che costituisce il più grande database al mondo nel settore, con più di 200.000 eventi, 7.900.000 oggetti censiti (di cui circa 1.200.000 da recuperare), e più di 770.000 immagini memorizzate. Ogni missione è un contenitore di emozioni diverse: Colonnello, ci racconti un episodio che le è rimasto particolarmente impresso nella memoria. Tutte le esperienze vissute in situazioni di crisi ed emergenziali mettono alla prova l’emotività, l’empatia e le capacità di risposta sia di chi è chiamato ad intervenire per i soccorsi, sia delle vittime coinvolte. Sono numerosi gli episodi che potrei raccontare che hannovisto come protagonisti i componenti della Task Force e le comunità interessate dalle attività di messa in sicurezza dei beni culturali. Da un lato, con orgoglio posso dire che i nostri militari in sinergia con gli esperti civili del Ministero hanno operato generosamente e senza riserve, molte volte in condizioni climatiche e di sicurezza critiche. Gli interventi effettuati all’interno di “zone rosse” e di immobili pericolanti, ispezionati ed evacuati grazie al fondamentale supporto dei Vigili del Fuoco, hanno richiesto coraggio e determinazione, memori di quanto accadde nel settembre del 1997, prima della nascita dei “Caschi Blu della Cultura”, quando ad Assisi, a seguito di quel terribile terremoto, crollò la volta della prima campata affrescata da Giotto, sotto la quale rimasero tragicamente uccisi due tecnici della Soprintendenza e due frati. Possiamo paragonare i “Caschi Blu della Cultura” ai “Monuments Men” che operarono in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale? Con il termine “Monuments Men” vennero chiamati, durante il secondo conflitto mondiale, i membri del programma “Monuments, Fine Arts, and Archives”. Si trattò di un’importante iniziativa, promossa dal Presidente Roosvelt nel 1943, che mirava a localizzare e recuperare le opere d’arte trafugate dai nazisti durante le ostilità. Tale compito venne affidato a un gruppo composto da più di 300 professionisti dell’arte, provenienti da nazioni diverse, come professori universitari, curatori, storici dell’arte, direttori di musei, che dal 1943 al 1946 svolsero un ruolo fondamentale nel salvataggio dei beni culturali dei paesi europei, sia attraverso attività informative rivolte alle unità combattenti per contenere, entro certi limiti, i danni al patrimonio culturale, sia attraverso iniziative concrete volte a rintracciare e recuperare le opere che erano state trafugate dai tedeschi. Si trattava di una Task Force che operava sotto il comando alleato e che venne integrata all’interno delle Forze Armate. Tale modello è stato sicuramente d’ispirazione per gli odierni “Caschi Blu della Cultura”, con la differenza che la componente di professionisti civili non è integrata all’interno di un sistema militare, che però è garantito dai Carabinieri del TPC. Colonnello, ci permetta un’escursione: quali sono stati i suoi sentimenti ed emozioni quando ha assunto il Comando del Nucleo di Firenze e in seguito il trasferimento all’attuale prestigioso incarico? Entrare a far parte del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ha rappresentato per me un privilegio, non solo per l’opportunità che mi è stata offerta di venire in contatto con il mondo dell’arte e del bello e con professionisti di altissimo profilo del Ministero della Cultura, ma soprattutto per la possibilità di vivere l’emozione di poter dare il mio piccolo contributo, insieme ai miei superiori e collaboratori, nella tutela di questo incredibile patrimonio. Occuparsi di queste tematiche ha richiesto per me un salto di paradigma e un cambio di mentalità investigativa. Quest’ultima richiede una prospettiva che non si comprende se non si affrontano indagini che hanno come obiettivo principale il recupero di un bene culturale, anche quando il reato è prescritto o si è persa memoria degli autori del crimine. Bene Colonnello la ringraziamo per essere stato con noi. I CASCHI BLU DELLA CULTURA

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