Plus Magazine 44

32 MARZO 2024 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI è più così e i giovani non sanno a chi ispirarsi perché i loro modelli sono persone comuni che vedono qualche istante su TikTok. Per me la comicità è a lungo respiro, non è la barzelletta o un reel. Non amo neanche le sfilate di comici nelle trasmissioni televisive perché mi annoiano, preferisco vederne uno solo che però sa far davvero ridere. Il suo debutto a teatro è stato con “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello. Come è passato dai grandi classici alla commedia? Ero nel team del Teatro Stabile di Genova con Alberto Lionello che è stato l’attore che mi ha insegnato la comicità grazie alla commedia dell’arte di Goldoni. Ho imparato il gusto dell’improvvisazione e ho capito che la vis comica è matematica perché devi saper rispettare tempi rigidi senza sgarrare. La stessa battuta, detta un attimo prima o un attimo dopo non funziona. Questo l’ho scoperto facendo tanti anni di teatro classico dove ho perfezionato il talento che pensavo di avere. Ai ragazzi dico sempre che ci vuole tempo per diventare attori. Radio, televisione, teatro. Quale sente più nelle sue corde? Sicuramente il teatro. Amo lo spettacolo dal vivo e il contatto con gli altri. Non rinnego la TV, ma stare sul palco permette lo scambio diretto, consente di cogliere cosa veramente assimila chi è seduto davanti a te. Tu senti da quello e migliori sempre di più. Noi che giriamo per l’Italia abbiamo la sensibilità di capire come funziona lo spettatore e notiamo che al nord il pubblico è più caloroso, forse perché è trasversale: è composto dai nonni, ma anche dai genitori e dai figli. Parliamo di doppiaggio: qual è stato il personaggio più difficile e quale il più divertente? Non è facile scegliere. Sono passato dalla commedia a pellicole come “A Single Man” che mi è piaciuto fare perché bisognava trattenere le emozioni ed evidenziarle al contempo. C’è stato un grande lavoro di ricerca per entrare nell’attore. Mi diverte molto doppiare perché ogni volta entri in una testa e in un ruolo diverso per cui la recitazione ha un ruolo chiave. A proposito del corso di doppiaggio di Torino, lei e Alessio Schiavo vi conoscete da tempo? Dovevo preparare lo spettacolo teatrale “Varie-età” e avrei dovuto fare dei provini ad alcuni attori, ma in realtà ne feci uno solo ad Alessio che avrebbe recitato come mia spalla. L’ho trovato ironico, dotato di intelligenza creativa, consapevole dei tempi comici che sono la qualità necessaria per fare questomestiere. Alessio è un attore talentuoso, ottimo cantante e attento regista. Inoltre sa ascoltare e cogliere immediatamente qual è il ruolo nel quale deve immedesimarsi. Gli dissi “ti faremo sapere”, ma avevo già scelto. Però lo feci aspettare fino alla sera e tramite amici feci inmodo di incontrarlo casualmente. Passai nel locale dove si trovava e quando mi vide impallidì e mi guardò con aria interrogativa. Io la presi alla larga e lo informai che non era stato male, ma il mio tono non sembrava convinto. A un certo punto gli dissi: ti ho fatto aspettare tutto questo tempo perché attendere è importante e adesso sappi che tu avrai questo ruolo, anche se è stato tuo da subito. Abbiamo lavorato insieme per due anni ed è stato co-protagonista dello spettacolo. In più siamo diventati amici. Ho accettato di partecipare a questo corso perché Mov-Art è una scuola seria, Alessio un brillante docente e poi perché amo insegnare il doppiaggio: è un’arte importante, soprattutto in Italia dove abbiamo un’ottima reputazione. In “Noi” ha duettato con Mina. Un altro modo di usare la voce? Essere stato scelto e cantare con lei è stata l’esperienza che mi ha emozionato di più. Il famoso trio comico: Massimo Lopez, Anna Marchesini e Tullio Solenghi

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