Plus Magazine 48

48 Sharon Stone Un concentrato di grinta, talento e bellezza Supplemento a La voce dei Bancari Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Numero XLVIII - Marzo 2025 IN QUESTO NUMERO KHABY LAME DA TIKTOK AL CINEMA GRAZIE AL MIO MANAGER ANGELA BARALDI RACCONTA “3021”, IL SUO ALBUM-VERITÀ PECCO BAGNAIA PRONTI A RIPRENDERCI IL TITOLO GIUSEPPE DI IORIO LA FOOD EXPERIENCE È UN VIAGGIO TRA I SAPORI PIÙ VERI EUROFLORA 2025 LA MAGIA DELLE FLORALIES TORNA A GENOVA FASHION STYLE APPUNTI DI MODA CONVENZIONI NAZIONALI: DA PAGINA 68

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2 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE Copertina Sharon Stone, un concentrato di grinta, talento e bellezza Protagonisti Khaby Lame: da TikTok al cinema grazie al mio manager Tecnofuturo Spazio, la corsa continua con nuovi concorrenti Ospiti A colazione con… Massimiliano Capella Protagonisti Angela Baraldi racconta “3021” il suo album verità Protagonisti Bagnaia: “Pronti a riprenderci il titolo” Protagonisti Con Giuseppe Di Iorio la food experience è un viaggio tra i sapori più veri Approfondimenti Nobel per la Pace 2024: ricordiamoci di ricordare Protagonisti A cento anni dalla Fondazione dell'Inner Wheel, il sogno delle 27 ladies è ormai una realtà mondiale Aziende Consulenza: etica e trasparenza le chiavi del successo Orizzonti Se muoiono le api Comunicazione e immagine La complessità dell'identità umana Intrattenimento Gardaland Resort: la 50a stagione da sabato 5 aprile Eventi Euroflora 2025: la magia delle floralies torna a Genova nel nuovo Waterfront di Levante Eventi Un anno di musica live, per chi adora i concerti i prossimi mesi sono da non perdere Moda Appunti di moda a cura di Barbara Odetto Recensioni Serie TV Cinema Libri Mostre Teatro Musica Concerti Fumetti Mappamondo Danimarca, viva la vita hygge Convenzioni nazionali 4 8 12 16 18 22 24 28 32 36 38 40 42 44 46 48 54 55 56 57 58 59 60 61 62 68 Sommario 48 PLUS MAGAZINE 48 Supplemento a “La voce dei Bancari” Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Redazione e Amministrazione Via Guarini, 4 - 10123 Torino - Tel. 011 5611153 / Fax 011 540096 www.associatiallafabi.it Direttore Responsabile Paolo Panerai Direttore Editoriale Paola Gomiero Segreteria di Redazione Chiara Attolico, Milena Lagnese Photo Editor Alessandro Lercara Relazioni esterne Daniele Tancorra Hanno collaborato a questo numero: Mauro Bossola, Loris Brizio, Silvia Catalucci, Pietro Gentile, Rachele Leo, Barbara Odetto, Barbara Oggero, Alessia Roeta, Mariangela Salvalaggio, Vincenzo Scaringella, Emanuela Truzzi, Giancarlo Vidotto. Fotografie Claudia Paiewski, Archivio Stilisti, image courtesy Trendfortrend, images selected on Mytheresa e Luisa Via Roma. Pubblicità Nova Labor Servizi srl Via Guarini, 4 - 10123 Torino - Tel. 011 5611153 Progetto Grafico M.C.Grafica Torino / Art Director Marco Clava Su www.plusmagazine.news è possibile trovare il meglio di Plus Magazine in formato digitale. La redazione non si assume alcuna responsabilità per notizie, foto, marchi, slogan utilizzati dagli inserzionisti. Il materiale inviato non viene restituito. È vietato e perseguibile civilmente e penalmente, ai sensi della legge sul diritto d'autore, ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione scritta dell'editore.

3 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 EDITORIALE La curiosità umana nei confronti dello spazio ha radici antiche, ma oggi il confine tra la Terra e l’infinito si sta facendo sempre più sottile. Ciò che un tempo appariva un sogno riservato a pochi eletti del settore, come astronauti e scienziati, è ora alla portata di un numero crescente di persone. Il turismo spaziale, infatti, è una delle frontiere più affascinanti del XXI secolo, una realtà che sta lentamente prendendo forma grazie ai progressi di aziende private come SpaceX e Blue Origin. Queste compagnie stanno sviluppando tecnologie all’avanguardia per rendere i voli nello spazio accessibili a civili che, per somme ovviamente altissime, vogliono vivere un’esperienza straordinaria, replicando ciò che fino a poco tempo fa si poteva solo immaginare guardando qualche film di fantascienza. Il volo suborbitale, che permette ai turisti di fluttuare nell’assenza di gravità e di godere di una vista mozzafiato sulla Terra, è solo l’inizio di un processo che potrebbe, nel tempo, rivoluzionare l’intera industria del viaggio. Come raccontato da Pietro Gentile nell’articolo “Spazio, la corsa continua con nuovi concorrenti” a pag. 12, l’ingresso di nuovi attori nel mercato sta accelerando la competizione e abbassando i costi, ora ancora proibitivi anche per la gran parte dei ricchi, proprio come accaduto nel secolo scorso per il settore aereo. Quindi, per il momento, il turismo spaziale resta un’esperienza di super lusso, destinata a una ristrettissima élite di persone. L’idea di viaggiare nello spazio va ben oltre il semplice desiderio di avventura: si tratta di un’immersione totale in una nuova dimensione. Immaginate di salire su una navetta spaziale, di vedere la Terra come un piccolo globo azzurro e di fluttuare nell’assenza di gravità, un’esperienza che cambia radicalmente la percezione del nostro pianeta e dell’universo. Proprio per questo motivo, i viaggiatori spaziali non sono solo turisti in cerca di emozioni, ma anche ambasciatori di una nuova frontiera dell’evoluzione umana. Tuttavia, la rapida espansione di questa nuova industria porta con sé sfide altrettanto significative. Le preoccupazioni riguardanti la sostenibilità, l’inquinamento atmosferico e l’utilizzo delle risorse per la costruzione delle navette spaziali sono argomenti che devono essere affrontati con attenzione. Le soluzioni ecologiche, che già oggi sono parte integrante di questi progetti, rappresentano la chiave per garantire che il turismo spaziale non contribuisca a compromettere la salute del nostro pianeta. Le missioni spaziali di lunga durata, che potrebbero portare turisti sulla Luna o su Marte, sono già un progetto concreto, segno di come questa nuova forma di turismo potrebbe diventare in un futuro per ora non quantificabile, una realtà accessibile anche a una clientela più ampia. Non si tratta più solo di un sogno: il turismo spaziale sta diventando una parte integrante del nostro immaginario collettivo, e potrebbe, un giorno, diventare una forma di viaggio per molti, oltrepassando le barriere sociali e tecnologiche. di Paola Gomiero (direttrice FABI Plus) Il Turismo Spaziale: un sogno che sta diventando realtà

4 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE sinò” di Martin Scorsese le ha permesso di aggiudicarsi il Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico e di ottenere la sua prima e unica candidatura al Premio Oscar come miglior attrice. Sono tanti i film che negli anni la vedono protagonista: da “La dea del successo” diretto da Albert Brooks a “Ho solo fatto a pezzi mia moglie” al fianco di Woody Allen, Kiefer Sutherland e Maria Grazia Cucinotta passando per “Broken Flowers” di Jim Jarmusch che nel 2005 vince il Grand Prix al Festival di Cannes. Grazie al suo carattere determinato, oggi come un tempo Sharon Stone è impegnata nel sociale e con grande coraggio ha anche denunciato che un ex capo di Sony Semplicemente divina. Non esistono altri aggettivi per definire Sharon Stone che a 66 anni è ancora una delle donne più belle del pianeta. Tra le rughe che sfoggia con eleganza fanno capolino due splendidi occhi azzurri colmi di grinta. Perché questa attrice, oggi come un tempo, è un concentrato di energia, ironia e intelligenza. Non a caso ha un QI superiore alla media (ben 154) e all’età di 5 anni frequentava già la seconda elementare. Inseguendo la sua passione di sempre, decide di recitare e negli anni Novanta il film “Basic Instinct” la consacra come sex symbol internazionale. Sempre grazie all’acume, e naturalmente alla bravura, nella sua carriera ha saputo smarcarsi da questa etichetta e il film “Cadi Barbara Odetto COPERTINA Sharon Stone Ha incantato il 42° Torino Film Festival non solo per la sua bellezza senza tempo (e senza chirurgia), ma per la verve con la quale si è raccontata. Perché Sharon Stone è una donna intelligente e appassionata della vita. Un concentrato di grinta, talento e bellezza

5 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 Pictures, negli anni ‘80, l’aveva violentata. La sua tragica esperienza le ha permesso però di credere che le donne, ma anche gli uomini, debbano essere uniti per contrastare questo fenomeno sempre più dilagante. Vero concentrato di grinta, talento e bellezza l’attrice hollywoodiana, con 60 film all’attivo, ha calcato il red carpet della 42ª edizione del Torino Film Festival dello scorso novembre dove ha ricevuto il prestigioso premio Stella della Mole, il riconoscimento cinematografico che viene assegnato a figure di spicco del cinema internazionale. Nel capoluogo piemontese la diva ha presentato il film del 1995 dalle atmosfere western “Pronti a morire” di Sam Raimi, film da lei anche co-prodotto e nel quale interpreta una pistolera bella e letale a fianco di Gene Hackman e di due attori, a quel tempo emergenti: Leonardo Di Caprio e Russell Crowe. Solare ed effervescente l’attrice ha anche parlato di sé, del suo privato e di argomenti di grande valore sociale. Al 42° Torino Film Festival ha ricevuto il premio Stella della Mole. Quale significato ha per lei? Sono onorata di aver ottenuto questo importate riconoscimento che viene conferito ad attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. È una tappa importante della mia carriera. Che legame ha con l’Italia? A 19 anni sono andata a Milano per diventare modella e mi sono innamorata sia di questa città sia di un ragazzo italiano. Grazie a lui ho imparato un po’ la lingua e ogni volta che posso torno nel vostro paese. In realtà credo che tutti gli stranieri abbiano una passione per l’Italia e per la pizza (ride). Con il passare del tempo ho incominciato a capire la vostra cultura, che trovo estremamente affascinante. Come giudica il cinema tricolore? Mi piace molto e mi ha onorata recitare in “The New Pope” diretto dal grande Paolo Sorrentino. Tornerà ancora a Torino? Adoro questa città, la sua atmosfera e la sua architettura. Mi piace perché è ricca di SHARON STONE cultura, buon cibo e divertimento. Ho avuto modo di visitare alcune gallerie d’arte molto interessanti. Io dipingo da tempo e nel 2025 esporrò al Museo dell’Ara Pacis di Roma e a novembre nel capoluogo piemontese. Qual è il suo rapporto con l’arte in generale? Sono cresciuta in mezzo alla letteratura e alla pittura. A New York, quando facevo la modella, dipingevo. Poi la recitazione ha avuto il sopravvento, ma durante il Covid ho ricominciato. Quando ci si esprime con la musica, con la scrittura e con qualsiasi altra forma artistica tutto può cambiare perché l’arte è l’unico strumento che ci permette di comunicare con grazia e senza violenza. Come si definirebbe? Mi reputo una combattente e credo che il carattere si formi durante l’infanzia. È in quel periodo che capisci se sei una che lotta o che scappa. Invecchiando ho modificato il modo di far valere le mie idee e oggi penso che sia importante amare le persone fino a far capire loro che la rabbia non serve. Come vive il tempo che passa? Molti mi ricordano come l’attrice di “Basic Instinct”, ma io quel film l’ho girato trent’anni fa. Esteticamente non sono più la stessa di allora, anche se il mio carattere e la personalità non sono così diverse da quei tempi. Talvolta gli uomini credono che le donne mature non desiderino più essere sexy o seducenti, ma non è così. PLUS MAGAZINE | GIUGNO 2024

6 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE zione. Una volta mi risposero che erano stanchi di sentirmene parlare, ma spiegai loro che negli anni ‘80 era capitato anche a me. Subito non ci volevano credere, ma per me è stato importante essere onesta con loro. Credo che sia fondamentale raccontare senza usare la rabbia o le lacrime, ma con lucidità per essere meglio capite non solo dalle donne, ma anche dagli uomini. Bisogna che i maschi ci aiutino e ci proteggano. L’universo maschile, quindi, deve essere al fianco delle donne? Assolutamente. Gli uomini devono essere consapevoli che molti loro simili non sono persone per bene perché non si può continuare a fare finta di nulla. Bisogna avere chiaro che chi è pericoloso e violento deve essere tenuto lontano. Non si può girare lo sguardo dall’altra parte quando un uomo commette una violenza su una donna. Bisogna invece allontanarlo dalle figlie, dalle fidanzate e dalle mogli. Da sempre è molto impegnata nel sociale. Cosa le ha insegnato questa esperienza? Innanzitutto, ho imparato ad abbattere i pregiudizi e poi ho capito che tutte le persone sono speciali. Sharon Stone ha un sogno nel cassetto? A livello professionale sono davvero molto soddisfatta. Nel privato, invece, desidero continuare a veder crescere i miei figli. Per una mamma questo è il regalo più grande. Gli anni servono per conoscerci meglio e per vivere in armonia con noi stesse e con il nostro corpo. Per me, a prescindere dall’aspetto, è importante riempire la vita di contenuti ed è esattamente quello che faccio con l’arte e con l’impegno sociale. Secondo lei il cinema ha una posizione neutra nei confronti delle donne oppure è maschilista? Un tempo la maggior parte delle sceneggiature erano scritte da uomini. Moltissimi film venivano girati da uomini che spesso si rivolgevano ad un pubblico composto da maschi. A sua volta la critica non giudicava se l’attrice aveva recitato bene, ma se aveva incarnato al meglio la fantasia maschile. Da qualche tempo la situazione è migliorata e l’universo femminile viene ritratto in maniera sempre più realistica sullo schermo. Un argomento per lei importante è quello delle molestie sessuali che molte donne subiscono sul posto di lavoro. A suo giudizio come si combatte? Secondo me noi donne dovremmo essere più sincere con noi stesse, ma anche con i nostri figli e con gli altri. Ho tre maschi e ricordo che, quando erano adolescenti, vicino alla fermata dell’autobus per la scuola del nostro quartiere di Los Angeles c’era un cartello che parlava del pericolo della violenza sessuale e di quanto questo fenomeno fosse frequente. Io dicevo spesso ai miei ragazzi di fermarsi e di leggerlo con attenCOPERTINA

8 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE Khaby Lame di Barbara Odetto Vincere l’Oscar. È questo il sogno nel cassetto del content creator più famoso del mondo. Come sempre il destino ha un ruolo chiave e tutto, nella sua carriera, si è mosso in questa direzione. Infatti, i TikTok che lo hanno reso celebre ad ogni latitudine, a pensarci bene, sono stati l’inizio della sua attività attoriale. Non è un caso, infatti, che quei gesti e quella mimica così accattivanti abbiano stuzzicato l’attenzione di Forbes che lo ha definito il “Charlie Chaplin dell’era digitale”. Il fato, però, va aiutato e Khaby lo sa. Per questo da inizio anno ha scelto di essere affiancato da un nuovo manager, Nicola Paparusso, che lo Da TikTok al cinema grazie al mio manager ha traghettato dal web al cinema. Esperto di marketing e comunicazione, Paparusso conosce Lame da prima che diventasse il fenomeno mediatico amato dal pubblico e dalle celeb e lo affianca in tutte le scelte professionali. Scelte vincenti che hanno permesso al TikToker di avere un cameo nel film “Bad boys” accanto a Will Smith e di essere protagonista di “Khaby is Coming to America”, la serie unscripted realizzata dalla società media che si occupa di inclusione Group Black e da P&G. I 20 episodi vedono la partecipazione di diversi ospiti: da Alicia Keys a David Beckham, da Jon Baptiste a Steven A. PROTAGONISTI Con 162 milioni di follower Khaby Lame è il TikToker più amato del 2024 e il 50° più seguito su Instagram. Nel cuore di Khaby, però, da sempre c’è il cinema e grazie al manager Nicola Paparusso il desiderio è diventato realtà.

9 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 Smith. Sempre Nicola Paparusso sta lavorando per la realizzazione dell’Action Comedy “00Khaby”. Il film, che ha come protagonista l’imprenditore digitale, verrà girato tra Montecarlo, Los Angeles, Roma e gli Emirati Arabi. Subito dopo il neo-attore sarà la star del drammatico “The jet”, scritto a quattro mani da Paparusso e Lame e prodotto dalla Paparusso Communication, società del figlio Axel, e da una Major di Los Angeles al momento top secret. Il passaggio dai social network al cinema non risponde solo alla volontà di Khaby, ma è una mirata strategia del suo manager che lo ha introdotto nel mondo di Hollywood – grazie a lui l’influencer ha anche promosso il nuovissimo “Twisters” diretto da Jan de Bont – e della musica internazionale. Sul fronte moda Paparusso ha infine favorito il rinnovo del sodalizio con Hugo Boss. Il risultato? Khaby non solo è testimonial del brand insieme con Matteo Berrettini, Hailey Bieber e Kendall Jenen, ma creerà una capsule collection. Come ti sei avvicinato a TikTok? Durante la pandemia, mentre ero bloccato a casa, ho pensato che la piattaforma potesse essere usata non solo per fare balletti, ma anche per i miei sketch. Non immaginavo che avrei avuto successo, io volevo solo divertirmi e passare il tempo il meglio possibile. Secondo te qual è stato l’elemento che ti ha fatto emergere rispetto ad altri content creator? Oltre alle espressioni facciali, credo soprattutto la semplicità. Non mi sono mai preparato in maniera specifica prima delle riprese: prendo, ad esempio, la mia bottiglia d’acqua e sono pronto per registrare. Quando hai capito di essere diventato famoso? Quando in televisione ho visto personaggi famosi come il calciatore del Real Madrid Vinicius imitare i miei gesti. Come gestisci la notorietà? Ammetto che essere fermato per strada mi fa piacere. D’altra parte, per un creator i fan sono essenziali e io ho un rapporto molto bello con chi mi segue. Inoltre, non mi è mai capitato di incontrare persone maleducate. Grazie alla tua mimica sei stato paragonato a Buster Keaton e a Charlie Chaplin. Cosa ne pensi? Sono onorato di essere equiparato ai grandi del cinema, soprattutto perché sto iniziando una nuova carriera proprio in questo settore. Mi piace recitare e il mio sogno da sempre è vincere un Oscar. È vero che stai studiano inglese per recitare in ben due produzioni internazionali? KHABY LAME

10 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI Sì, mi sono trasferito a Los Angeles per imparare la lingua al meglio. Il primo film in programma è “00Khaby”, un’action comedy nella quale ci saranno scene di lotta e mi sto allenando per essere fisicamente preparato in modo da non usare quasi mai la controfigura. Invece qual è la trama di “The jet”? Racconta la vita di Tommie Smith, l’atleta di colore americano famoso per aver alzato il pugno come segno di protesta contro il razzismo dopo la vittoria ai Giochi Olimpici del 1968 in Messico. Questo film lo sto scrivendo insieme al mio manager e la produzione sarà italo-americana. Sei dislessico come Tom Cruise e proprio lui ti ha dato dei consigli per recitare al meglio. Quali? Quando ci siamo incontrati, tempo fa, abbiamo parlato a lungo. La mia preoccupazione era di non riuscire a memorizzare le battute a causa della dislessia, ma lui mi ha detto che con l’impegno e la buona volontà si riesce a fare tutto. Quali attori ammiri particolarmente? Tra gli italiani mi piace molto Checco Zalone. Mi ha sempre fatto ridere con la sua visione ironica delle cose e mi piacerebbe lavorare con lui. Tra gli stranieri, invece, preferisco Eddie Murphy e Omar Sy, che tra l’altro mi segue su Instagram. E naturalmente Will Smith. A proposito del tuo manager, Nicola Paparusso, quale ruolo ha nella tua nuova carriera? TikTok e i social mi hanno reso popo- lare, ma a un certo punto ho capito che per raggiungere certi obiettivi avevo bisogno di un professionista competente e di fiducia come Nicola. Conosco i suoi tanti successi internazionali e so che grazie alla sua vicinanza e sostegno vincerò l’Oscar. Non solo: nella sua carriera si è sempre distinto per correttezza ed etica, valori per me importanti. Perché hai scelto Paparusso come manager? Perché lui conosce la mia cultura e le mie origini. Frequenta la mia famiglia da anni e mio padre è un suo amico fraterno. So che di lui mi posso fidare totalmente e il nostro rapporto non è da manager ad artista, ma da padre a figlio. Qualunque decisione professionale la prendo con lui. Questo 2025 ti vedrà protagonista anche di un progetto con Robert Redford: quale? Io dirigerò e girerò una serie di contenuti in Africa, tra i quali anche nel mio paese nativo che è il Senegal, per portare l’attenzione sull’importanza della sostenibilità ambientale e Robert sarà la voce narrante. Vogliamo sensibilizzare le persone sulla situazione climatica che oggi più che mai sta creando seri problemi alle popolazioni africane e secondo Robert un giovane che parla ai giovani può fare la differenza. La star di Hollywood ti affida quindi una mission importante? Collaborare con Robert Redford, e con sua moglie Sibylle Szaggars che ha fondato l’organizzazione no-profit “The Way of the Rain”, è un onore e un’importante responsabilità per me. Voglio fare quello che posso per far conoscere le questioni ambientali che affrontiamo nel mio nativo Senegal, nel continente africano e su scala globale. Non vedo l’ora di lavorare con Robert affinché la sua voce iconica racconti la storia e di avere i suoi consigli durante la regia e l’editing dei contenuti. Sono stato un ammiratore della sua eredità lavorativa sia come attore che come regista. C’è un messaggio che vuoi dedicare ai lettori di Plus Magazine? Seguite sempre i vostri sogni perché tutto è possibile. Se ci si crede davvero, chiunque può raggiungere qualsiasi cosa. Io ce l’ho fatta con impegno e dedizione e sono sicuro che anche gli altri possano riuscire.

12 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE Nel precedente numero di Tecnofuturo abbiamo parlato del grande successo ottenuto nel 2024 dall’azienda spaziale SpaceX. Dopo anni di tentativi, infatti, nel mese di ottobre 2024, per la prima volta nella storia, ha avuto un successo completo il volo di prova del razzo Starship della società SpaceX, dotato del più potente booster riutilizzabile mai realizzato. Il test effettuato era fondamentale per il progetto che gli Stati Uniti stanno realizzando per portare l’essere umano su Marte. Per raggiungere questo obiettivo era necessario che il razzo di lancio fosse recuperabile e, quindi, riutilizzabile, in caso contrario i costi ed i tempi con le tecnologie attuali sarebbero proibitivi rendendo irrealizzabile l’attività. Ma solo pochi mesi dopo un nuovo evento ha aggiunto un tassello positivo alla corsa verso lo spazio. Come ampiamente trattato nel precedente articolo, negli ultimi anni, l’esplorazione spaziale ha subito un cambiamento radicale, grazie all’ingresso di aziende private che hanno ridisegnato i confini dell’industria aerospaziale. Tra queste, due nomi si distinguono per innovazione, ambizione e successi: SpaceX e Blue Origin. Fondata dal controverso e discusso Elon Musk la prima, e dal magnate di Amazon Jeff Bezos, la seconda, queste due aziende sono al centro di una competizione che promette di rivoluzionare il futuro dell’esplorazione spaziale. L’EVENTO Nel gennaio del 2025 per la prima volta nella sua storia, dopo decenni di sviluppo, con numerosi ritardi e battute d’arresto, il razzo New Glenn di Blue Origin ha raggiunto con successo l’orbita terrestre, proprio negli stessi giorni in cui la Starship di SpaceX è esplosa sopra l’oceano Atlantico. Potrebbe sembrare che l’azienda spaziale di Elon Musk, abbia subito una battuta d’arresto, mentre Blue Origin di Jeff Bezos sia in grande recupero. Una cosa è certa, per la prima volta da decenni SpaceX potrebbe avere un agguerrito concorrente. Il razzo di Blue Origin può lanciare circa il doppio della massa del più piccolo Falcon 9 di SpaceX, che è stato il veicolo di riferimento per i governi e le aziende che vogliono lanciare i loro satelliti in orbita terrestre, di Pietro Gentile TECNOFUTURO Spazio, la corsa continua con nuovi concorrenti Dopo SpaceX un “nuovo” concorrente sulla scena astronautica, ottiene un risultato importante nella corsa verso lo Spazio

13 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 Tuttavia, negli ultimi 12 mesi, Blue Origin ha compiuto significativi progressi sia nei voli commerciali che nei progetti di esplorazione a lungo termine. Il razzo New Glenn e il lancio di carichi pesanti Nel 2024, Blue Origin ha fatto un grande passo avanti con il razzo New Glenn, progettato per concorrere con i giganti del settore come il Falcon 9. Il New Glenn è un razzo di classe heavy-lift, destinato a portare carichi più pesanti in orbita rispetto al New Shepard, che è il razzo suborbitale di Blue Origin. New Glenn è destinato a diventare una parte fondamentale della strategia a lungo termine di Blue Origin, che mira a entrare nel mercato dei lanci commerciali e delle missioni di esplorazione spaziale. A differenza di SpaceX, che ha già una comprovata esperienza nei lanci regolari, Blue Origin sta ancora costruendo la sua reputazione e la sua capacità operativa. Ma l’obiettivo non è solo questo: il razzo non farà concorrenza solo a SpaceX, ma anche ai razzi di Lockheed Martin per portare in orbita ogni tipo di satellite sia civile che per e può anche battere le capacità del Falcon Heavy, l’attuale razzo di punta di SpaceX in funzione commerciale. Grazie al successo del volo del gennaio 2025, Blue Origin è ora un passo più vicina al lancio commerciale di carichi utili. Come per Starship il veicolo di Bezos è costituito da due stadi, pensati per sganciarsi l’uno dall’altro nel corso del lancio. Quello inferiore è progettato per essere riportato a terra e riutilizzato più volte; lo stadio superiore è invece progettato per compiere missioni nell’orbita terrestre bassa, media e geostazionaria. La propulsione è garantita da sette motori montati sullo stadio inferiore e da due motori presenti invece sulla parte superiore del veicolo. Blue Origin: un’evoluzione graduale ma costante Blue Origin, fondata nel 2000 da Jeff Bezos, ha seguito un approccio più graduale rispetto al concorrente. L’azienda si è concentrata inizialmente su voli suborbitali, con l’obiettivo di rendere i viaggi spaziali più accessibili e di spianare la strada per un futuro in cui l’umanità possa colonizzare lo spazio. SPAZIO, LA CORSA CONTINUA CON NUOVI CONCORRENTI (a sinistra) Il razzo New Glenn di Blue Origin (a destra) Lo starship di SpaceX

14 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE La Starship, nonostante i problemi iniziali, rappresenta un incredibile salto tecnologico, e la sua riuscita potrebbe rivoluzionare i viaggi spaziali. La capacità di SpaceX di riutilizzare i razzi e di ridurre drasticamente i costi di lancio è un altro punto a suo favore. D’altro canto, Blue Origin adotta un approccio più conservativo e graduale, focalizzandosi prima sui voli suborbitali e poi sui lanci orbital, con il New Glenn. Questo approccio ha portato Blue Origin a essere più cauta nel pubblicizzare progressi e successi, ma non per questo meno ambiziosa. Il suo obiettivo, a lungo termine, è rendere la colonizzazione spaziale una realtà, costruendo infrastrutture permanenti nello spazio. Futuro delle missioni spaziali Guardando al futuro, SpaceX sembra essere la principale forza motrice nel campo delle missioni spaziali, con progetti come il lancio di astronauti verso Marte e il supporto alla costruzione di una colonia sulla Luna (attraverso la missione Artemis della NASA). SpaceX ha già messo a segno numerosi successi nelle missioni di rifornimento della ISS e nel trasporto di astronauti. Blue Origin, pur avendo compiuto significativi passi avanti, è ancora nella fase iniziale della sua evoluzione. Tuttavia, con la continua crescita del programma New Glenn e l’orientamento verso l’esplorazione lunare e la colonizzazione spaziale, Blue Origin potrebbe rivelarsi un attore cruciale nei decenni a venire. conto del Dipartimento della Difesa USA; New Glenn, infatti può collocare in orbita terrestre 45 tonnellate e 7 tonnellate in orbita lunare: potrà quindi inviare sia sonde verso la Luna, che componenti per la costruzione di nuove stazioni spaziali in orbita attorno alla Terra. Il turismo spaziale: New Shepard Un altro successo significativo di Blue Origin è stato il suo programma di turismo spaziale, con il razzo suborbitale New Shepard. Nel corso del 2024, Blue Origin ha effettuato diverse missioni turistiche, portando clienti privati in brevi voli suborbitali che sono durati circa 10 minuti, ma che hanno consentito di sperimentare l’assenza di gravità e ammirare la Terra dallo spazio. Questi voli sono diventati un importante elemento di marketing per Blue Origin, che sta cercando di rendere i viaggi spaziali una realtà accessibile a chiunque possa permetterseli. Sebbene il programma di turismo spaziale non rappresenti una fonte di reddito paragonabile a quella dei lanci commerciali, è una vetrina perfetta per mostrare le capacità tecnologiche dell’azienda e costruire un’immagine. Un confronto tra SpaceX e Blue Origin: differenze e prospettive future Gli approcci delle due società private differiscono notevolmente. Spinta all’innovazione: SpaceX ha abbracciato una filosofia di “fail fast, learn fast”, con l’obiettivo di ottenere risultati rapidi e affrontare le sfide con una mentalità pragmatica. TECNOFUTURO Il razzo suborbitale New Shepard del programma di turismo spaziale di Blue Origin

15 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 il Falcon 9 di SpaceX e il New Glenn di Blue Origin apriranno nuove frontiere, permettendo di partecipare a missioni interplanetarie, a progetti lunari e alla creazione di infrastrutture spaziali sostenibili. Il futuro dell’esplorazione spaziale italiana è, quindi, sempre più legato all’innovazione e alla collaborazione con i principali attori privati del settore, che offrono nuove possibilità per la crescita e lo sviluppo del Paese nello spazio. In modo inaspettato, come spesso avviene nella ricerca scientifica, il 2024 ed i primi mesi del 2025, hanno segnato una svolta nella sfida spaziale tra SpaceX e Blue Origin, che si è fatta sempre più avvincente. SpaceX continua a dominare con innovazioni straordinarie e progressi rapidi, ma Blue Origin sta guadagnando terreno con una visione a lungo termine che si concentra sulla sostenibilità e sull’espansione del turismo spaziale. Mentre entrambe le aziende si preparano per nuove missioni, la vera domanda è quale delle due riuscirà a consolidare la propria posizione in qualità di leader nelle future colonie spaziali e nei voli interplanetari. Se SpaceX sembra avere il vantaggio nel breve termine, Blue Origin potrebbe essere la chiave per il futuro della vita umana nello spazio. La competizione è appena cominciata, e il cielo non è più il limite. Il ruolo di Torino e dell’Italia Torino è un centro di eccellenza per la ricerca, l’ingegneria e l’innovazione tecnologica, e la sua tradizione industriale ha da sempre spinto la città a essere in prima linea in numerosi settori avanzati, tra cui quello aerospaziale. Il distretto industriale torinese ha visto la nascita di alcune delle principali aziende italiane del settore spaziale, come Thales Alenia Space e Altec Space che hanno sede in città. Thales Alenia Space, una delle realtà più significative nel panorama europeo, sviluppa satelliti e sistemi spaziali, collaborando con agenzie spaziali di tutto il mondo, dalla NASA all’ESA. Altec Space di cui abbiamo parlato in passato, sta sviluppando attività legate all’esplorazione di Marte e alla costruzione di una base sulla Luna. Anche in questo caso, Torino potrebbe trarre vantaggio dalla crescente attenzione che Blue Origin dedica all’esplorazione lunare. Le aziende torinesi, grazie alla loro esperienza nella progettazione di satelliti e moduli spaziali, potrebbero essere coinvolte in missioni che utilizzano i razzi New Glenn e i moduli Blue Moon per il trasporto di equipaggiamenti e risorse sulla Luna. Saranno molto utili, inoltre, le competenze torinesi nel campo delle telecomunicazioni spaziali, dell’Intelligenza Artificiale e della robotica Per l’Italia l’utilizzo di vettori avanzati come SPAZIO, LA CORSA CONTINUA CON NUOVI CONCORRENTI

16 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE BARBARA ODETTO A colazione con occola golosa, dolce pausa tra la calma della notte e la frenesia del giorno: la colazione, secondo me. Il momento migliore per due chiacchiere rilassate con Massimiliano Capella. C Storico dell’Arte e della Moda, approfondisce le relazioni tra Arti Visive, Moda e Performing Arts. Cura mostre ed eventi che accostano abiti, costumi di scena e opere d’arte. Direttore della Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani per l’arte e la cultura, collabora con musei italiani ed esteri, teatri, università e importanti maison. I suoi libri sono pubblicati in Italia e all’estero da 24 Ore Cultura, SKIRA, Centauria, Silvana Editoriale, Mazzotta, Allemandi, Scripta Maneant, Rizzoli International New York, Glitterati Incorporated New York-London, Art Deco Edition Russia, Panini Books e RBA España, Hors Collection Paris e Hacette Livre Francia, Siltala Helsinki, Abrams Book UK, teNeues e Eden Books Germania. Come valuti la moda attuale? Il mio approccio al fashion è da storico dell’arte. Oggi assistiamo ad un impoverimento della creatività causato dal balletto dei direttori artistici che passano da una Maison all’altra portando la loro cifra, ma rendendo poco riconoscibile l’identità di un brand. Secondo me è fondamentale attingere all’archivio di una Maison per riprendere i linguaggi del passato e rivisitarli in chiave contemporanea in modo da ricreare uno stile riconoscibile. Dall’altro lato la moda oggi punta alla sostenibilità. Stiamo vivendo un momento complicato a livello globale e il fashion, più di altri, sta lavorando per il riciclo e per la nuova filiera nella tutela del pianeta. Quali donne, secondo te, sono state iconiche? Nei miei libri ho sempre riferito questo titolo a figure femminili che hanno creato una rivoluzione a livello artistico, culturale e stilistico. Maria Callas, Frida Kahlo e Marylin Monroe, ad esempio, hanno segnato un prima e un dopo. La Barbie è un simbolo? Lei è veramente iconica, come spiego nel mio libro del 2024 “Barbie. The icon celebration”. Non ho studiato il fenomeno Barbie per parlare della bambola, ma perché attraverso lei racconto le trasformazioni femminili dal 1959 ad oggi. Importante strumento di lettura della società, non ha anticipato tendenze, ma le ha fatte sue. È un’icona perché ha segnato un cambiamento nella storia del giocattolo. Non era un bambolotto che le bimbe usavano per imparare a fare le mamme, ma un’adulta legata alla cultura vestimentaria occidentale. Quale ruolo ha l’arte nella tua vita? Io seguo le arti, perché tutto è connesso, e le arti sono centrali nei miei studi e nella mia esistenza. Tutti i miei libri hanno una timeline dove con una tavola sinottica racconto ciò che è successo anno per anno perché la pittura, la musica, la danza e il costume sono strettamente correlati tra loro e concorrono a formare le tendenze e il tessuto di una società. La colazione per te è…? Il momento più importante della giornata. È un piacere fisico del quale non mi privo mai. Talvolta vado a dormire pensando: che bello, domani faccio colazione. OSPITI

18 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE di Mariangela Salvalaggio Cantante e attrice, Angela Baraldi nella sua Bologna fa le prime esperienze. Erano gli anni Ottanta, gli inizi da corista nella tournée Dalla/Morandi e la partecipazione alla colonna sonora ne “I Picari” di Mario Monicelli hanno dato il via al suo percorso. Oggi presenta il suo nono album “3021”. Otto brani di cui è autrice, composti insieme a Federico Fantuz, con arrangiamenti che rompono gli schemi, in cui si lascia andare a ispirazioni che rimandano ai tratti misteriosi del cosmo. Nei testi c’è una ricerca raffinata che punta alla semplicità dell’essenziale, in totale esplorazione di sensazioni e sentimenti fortemente umani. Nel 1990 il debutto con “Viva”, il suo primo album, prodotto da Dalla. Cosa ci dici di Lucio? Impossibile descriverlo in poche parole. L’ho conosciuto perché entrambi eravamo amici dello stilista che allora lo vestiva. Lucio era una persona che rischiava tantissimo sui talenti. Era molto intelligente, divertente. Diventare sua amica io l'ho vissuto come un immenso privilegio. Una carriera ricca di collaborazioni la tua, con artisti del calibro di Luca Carboni, che ha scritto proprio nel primo album il brano “Piccola maga”. Ma poi hai incontrato Ron, De Gregori e molti altri. Negli anni Ottanta Bologna era in fermento musicale, tutto passava da qui, dalla discografia mainstream a quella alternativa e io in quell’ambiente mi ritrovavo alla perfezione. Andavo a sentire tanti concerti, la musica mi aveva già stregata. Nel 1993 con la canzone “A piedi nudi” vinci il Premio della Critica al Festival di Sanremo e De Gregori ti chiama per aprire la sua tournée. Con lui ho anche duettato in “Anidride Solforosa”, poi mi ha richiamata l’anno scorso sempre per aprire i suoi concerti. Libera di essere me stessa PROTAGONISTI Angela Baraldi racconta “3021”, il suo album verità

19 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 ANGELA BARALDI Un bel regalo per i tuoi 60 anni. È stato un ritrovarsi sul palco, magnifico! La cosa bella è aver la stima di questi artisti. Non credo poi così nemmeno tanto meritata. Parliamo di “3021”. Ci hai lavorato tanto (l’ultimo lavoro “Tornano Sempre” risale al 2017, ndr). Come è nato e che cosa ti auguri ti porti questo album? Nasce dalla mia voglia di riprendermi dopo la pandemia che mi ha isolato, una solitudine imposta, aggravata dalla sensazione che le cose non sarebbero più tornate come prima. Penso ai club dove ho suonato tante volte che oggi non esistono più. Quei club erano parte di un mondo periferico che sosteneva quello più grande. Chi aveva un’etichetta indipendente poteva avere in questi club un calendario di date che diversamente non avrebbe avuto. Con questo album mi auguro di ritornare a suonare in tanti piccoli club. Non si capisce se un disco funziona fino a quando non si incontra da vicino il pubblico. Un album di ricerca, ma allo stesso tempo misurato. Ho avuto un approccio più maturo. Mi sono presa delle responsabilità che sono quelle della produzione, che non ho mai avuto prima. L’equilibrio che si ritrova nel disco deriva proprio dalla consapevolezza maturata grazie al confronto con professionisti che in passato mi hanno guidata. Ho assimilato tanti modi di lavorare e questo mi ha fatto sentire più sicura di me. Di solito il produttore ti fa da contraltare, questa volta ho fatto di testa mia, insieme a Federico Fantuz mio chitarrista e coproduttore e ad Alessandro Sportelli che ci ha registrato in un modo fuori dai canoni e ha uno stile nel mixare davvero creativo. In questo album descrivi il mondo che sarà nel 3021, fatto di costellazioni vicine e di persone che sono sempre più distanti. Come dobbiamo vivere questo tempo, con nostalgia per il passato o con speranza per il futuro? Difficile trovare una risposta, posso dire che solo adesso capisco i discorsi che mi facevano i grandi quando io ero una ragazzina. Solo l’esperienza del passato ti permette di Credit photo Claudia Paiewski

20 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE fare dei confronti. Noi eravamo più liberi di quanto lo siano i ragazzi oggi, ma non amo la nostalgia fine a sé stessa. Anzi, l’essere giovani e non avere un passato è una grande ricchezza perché non hai sovrastrutture per interpretare il presente e lo vivi senza avere pregiudizi. Non dico di avere nostalgia del passato perché, per esempio, quando ero giovane io, c’era l’ecatombe dell’Aids: associare il fare l’amore alla morte fu per la mia generazione una cosa molto scioccante. L’esposizione sui social che i ragazzi di oggi hanno, io l’avrei vissuta con estrema difficoltà. Ogni età ha i suoi drammi e le sue debolezze ma sarebbe disonesto dire che si stava meglio prima. Cosa ti commuove di più? L’innocenza dei bambini e la vulnerabilità di chi è anziano, ma anche i nostri amici animali. Mi commuove l’essere umano che è in noi che, talvolta, si nasconde per non prestare il fianco. Bello è commuoversi per la bontà di chi aiuta qualcuno che è in difficoltà. La bontà, e non il buonismo, è una forma di intelligenza. Il cinismo e la cattiveria sono all’ordine del giorno, mentre essere buoni richiede più coraggio. C’è anche una parte di te che si esprime come attrice. Dall’esordio cinematografico con “Come due coccodrilli” diretto da Giacomo Campiotti al ruolo di protagonista in “Quo Vadis, Baby?” di Gabriele Salvatores che ti ha permesso di vincere ben tre riconoscimenti: il Premio Flaiano come miglior attrice esordiente, l’Efebo d’Oro e l’Iris d’argento al Montreal Film Festival. Ho avuto la grandissima fortuna di lavorare con dei maestri come Campiotti e Salvatores. Gabriele, in particolare, ti dà delle responsabilità, non ti dice cosa devi fare. I provini con lui non sono semplici, ma nel momento in cui ti sceglie per una parte lo fa perché è convinto che tu possa dare un contributo con le tue idee alla narrazione. Avere la fiducia di un professionista come lui ti carica e ti trasmette una tale sicurezza che è impossibile fare male. Ecco lui sul set ti dice: “E adesso sorprendimi”. E in quel momento o sei brava o scappi… Può essere terrorizzante, è vero. Ma sai, Gabriele ti mette a tuo agio, come racconta le barzellette lui nessuno lo fa. Viene dal teatro ed è un grande amante della musica, molte sue sceneggiature partono proprio dalla musica. La musica è quasi la prima cosa a cui lui pensa prima di cominciare a girare. Sai che ascoltando i pezzi di “3021” non è difficile immaginarli come sonorità per delle scene di un film. Ma che bello! Il merito è di Federico Fantuz che, tra l’altro, ha fatto proprio un disco in America con colonne sonore di film inesistenti. Questa è proprio la sua cifra artistica. Hai recitato anche in “Quo Vadis Baby?”, serie prodotta da Sky Cinema, sempre nei panni dell’investigatrice privata Giorgia Cantini, e in Rai nella “Compagnia del Cigno”. E poi anche in teatro, altra tua grande passione. Ah sì, peccato che oggi non si investa più come un tempo nel teatro. C’è un po’ di staticità di idee nonostante il pubblico non manchi e questa è una vera ingiustizia. Si dovrebbe fare di più per il teatro e avere il coraggio di promuovere chi ha delle idee innovative. Allora ci vediamo in un club, Angela, dove finalmente ti sentiremo cantare. Certo, vi aspetto. Non vedo l’ora. C’è un modo di dire: “Canta che ti passa”, sembra banale ma è una verità. Quando canto guarisco da tutti i mali. PROTAGONISTI Credit photo Claudia Paiewski

22 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE di Rachele Leo È pronto per la nuova stagione Pecco Bagnaia, apparso motivato e sereno alla presentazione della Ducati GP25 di fine gennaio a Madonna di Campiglio. “L’obiettivo resta sempre lo stesso, vincere. Ho passato il mio inverno ad analizzare gli errori e le cose da migliorare, iniziamo con una motivazione in più. Ho un nuovo compagno di squadra con il quale inizieremo a fare un lavoro importante, siamo carichi e c’è molta voglia di concludere quello che l’anno scorso ci è sfuggito” ha dichiarato. Sul cupolino della sua Desmosedici torna il numero 63 dopo i due anni da campione del mondo con l’1. Inglobate nel 3 si notano le tre stelle dei titoli vinti nel Motomondiale. Il 63 sulla carena lo ha fatto riflettere perché non è l’1. “Dovrò essere più riflessivo in certe situazioni. Però alla fine l’obiettivo è quello di riportare indietro l’1 e bisogna mettere sulla bilancia il rischio e quello che è l’obiettivo finale. Cercheremo di fare un lavoro per bene”. Il prossimo campionato in MotoGP sarà animato dalla sfida tra Pecco e Marquez per la prima volta insieme nel team ufficiale Ducati. “Un compagno di squadra forte è un grande stimolo e io devo provare a batterlo. E lui farà lo stesso con me”. Un’epoca diversa dal passato contraddistinto a volte da grandi antipatie. “Assolutamente sì, è così. Si cercherà di collaborare per quanto è possibile e poi durante la stagione ognuno farà il suo” aveva dichiarato già qualche mese fa, alla cerimonia che lo consacrava Torinese dell’anno 2024, riconoscimento attribuito dalla Camera di commercio di Torino. Proprio in quella occasione Pecco ha rivissuto il film della stagione scorsa che si era appena conclusa. Bagnaia ha pagato caro qualche errore di troppo e un Martin pressoché perfetto, ma il suo 2024 da 11 vittorie su 20 gare è una delle stagioni migliori di sempre per quantità di trionfi, a prescindere dalla mancata conferma del titolo. “Ho analizzato le gare peggiori. Ho sempre voluto arrivare più avanti possibile, ma ho capito che a volte è meglio aspettare”. E ha spiegato in che cosa si sente torinese: “È vero che vivo nelle Marche ormai da tanto tempo, ma non perdo mai l’occasione per tornare a Torino e a Chivasso, dove sono PROTAGONISTI “Pronti a riprenderci il titolo” Bagnaia

23 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 cresciuto e dove vive la mia famiglia. Per me salire sul tetto del mondo da torinese è un grande motivo di orgoglio. Penso che noi siamo diversi dalle altre persone, siamo schivi ma con grande rispetto per ogni cosa. E questo fa spesso la differenza. Il torinese viene visto come una persona pacata, educata e rispettosa”. Un po’ schivo lo è davvero, accompagnato da sua moglie Domizia Castagnini, conserva con orgoglio un po’ di torinesità anche nella parlata: “Ogni volta che torno a Pesaro mi prendono in giro per il mio accento piemontese, anche se la mia pronuncia della lettera zeta ormai è un po’ romagnola”. Bagnaia racconta quindi di essere diventato campione del mondo “con dedizione e determinazione e soprattutto - aggiunge - mi ha aiutato molto non vivere i sacrifici come dei sacrifici. La cosa più pesante è stata trasferirsi da Chivasso a Pesaro quando ero ancora minorenne, una cosa che ho però vissuto come una grande opportunità”. È stato fondamentale per la sua crescita anche il ruolo dei genitori: “Mio padre e mia madre a volte hanno tolto del tempo agli altri per dedicarsi di più a me. Papà non mi ha mai imposto di diventare un pilota a tutti i costi, mi ha sempre lasciato libero dicendomi di essere convinto al cento per cento di quello che stavo facendo. Questo insegnamento mi ha aiutato tanto crescendo”. Pecco dà infine un consiglio ai tanti giovani presenti al Teatro Alfieri di Torino: “Dovete crederci sempre. L’importante è inseguire la propria passione. Lavorare divertendosi, facendo quello che si ama di più, è molto più facile. I sogni vanno inseguiti e acciuffati, realizzarli dà grande soddisfazione”. Inevitabile allora uno sguardo all’immediato futuro e a che cosa cambierà rispetto alla stagione scorsa: “Sappiamo dove dobbiamo migliorare e questo è già un buon inizio”. BAGNAIA

24 MARZO 2025 | PLUS MAGAZINE di Barbara Odetto PROTAGONISTI Con Giuseppe Di Iorio la food experience è un viaggio tra i sapori più veri Quando la magia della Città Eterna incontra la storia più antica legata al Colosseo e abbina sapori sublimi, nasce la perfezione. Ad incarnarla è il ristorante AROMA, una Stella Michelin, che non propone “solo” una food experience di altissimo livello ed un servizio in sala attento alle esigenze più esclusive, ma permette anche di godere di un panorama talmente iconico che è spesso cornice di proposte di matrimonio. Grazie ad un processo alchemico fatto di ricerca e stile gli ospiti intraprendono infatti un viaggio nella cuisine d’autore firmata dall’Executive Chef Giuseppe Di Iorio. Tra gli altri protagonisti il Restaurant Manager Alessandro Orfini, il Resident Chef Fabio Sangiovanni, il Sommelier Federico Maramao – che ha un’impronta internazionale con un focus sugli champagne e una selezione di vini di oltre 600 etichette – e i Pastry Chef Irene Tolomei e Roberto De Santis. Per un tripudio di sapori che si ricorda nel tempo. A Roma l’eccellenza culinaria trova spazio in uno scenario da sogno. Il rooftop dell’hotel 5 stelle lusso Palazzo Manfredi ospita infatti il ristorante stellato AROMA dalla cui terrazza panoramica si gode di una magnifica vista sul Colosseo. Per un piacere multisensoriale irripetibile.

25 PLUS MAGAZINE | MARZO 2025 Chef Di Iorio, ripercorriamo la sua brillante carriera prima di AROMA? Amo questo lavoro e credo che sia il più bello del mondo. Nella mia carriera ho ricevuto molte soddisfazioni, ma quando ho iniziato volevo solo fare il cuoco e non pensavo al successo. Invece ho lavorato in prestigiose cucine come quelle dell’Hotel Holiday Inn Parco Dei Medici a Roma dove sono stato 4 anni e mezzo, fino all’età di 21 anni. Poi sono andato all’Hotel Hyde Park di Londra dove ho conosciuto lo chef Giuseppe Sestito. Tornato a Roma ho seguito la cucina dell’Hotel Inghilterra, la cucina del Grand Hotel in pasticceria e del Crown Plaza Minerva, poi sono riandato a Londra all’Hotel Grosvenor House. Nel 2001, a Roma, con Giuseppe Sestito abbiamo inaugurato il ristorante Mirabelle che nel 2005 ha ricevuto la prima Stella Michelin. Sono soddisfatto e a volte incredulo della mia carriera e ogni tanto penso di scrivere un libro sulla mia vita perché mi sono capitate esperienze indimenticabili. Ad esempio, ho preparato la cena che l’ex Presidente americano George Bush ha consumato sull’Air Force One, ho firmato 15 eventi a Teheran per l’Ambasciata Italiana in Iran e lo scorso novembre, in Lituania, ho curato la cena dell’Ambasciata Italiana alla presenza del Capo della Nato. Come è nata la collaborazione con la Manfredi Collection e la conseguente inaugurazione del ristorante AROMA? I conti Goffredo e Leonardo Ceglia Manfredi, founder della Manfredi Fine Hotels Collection, annoverano hotel e ristoranti che si distinguono per la posizione iconica in cui sorgono e per l’altissima qualità dei servizi che offrono ad una clientela esclusiva. Nel 2009 mi contattano e nel 2010 apriamo il ristorante gourmet dell’Hotel Palazzo Manfredi, così chiamato in onore del nonno, che è l’unica struttura ricettiva con full view sul Colosseo. Dal 2014 AROMA è inserito nella Guida Michelin e il primo aprile di quest’anno festeggio i 15 anni come Executive Chef. Sono davvero onorato e contento dei risultati che abbiamo raggiunto tutti insieme. Come è stato scelto il nome del ristorante? Abbiamo fatto un sondaggio tra il personale e la proprietà e abbiamo optato per AROMA sia perché richiama il dialetto locale (A ROMA) sia perché sottolinea l’importanza che gli aromi hanno nella nostra cucina. Sulla terrazza del ristorante, infatti, ci sono i vasi con le piante aromatiche. Possiamo quindi davvero dire di avere gli aromi nel cuore della capitale d’Italia. Qual è la sua filosofia culinaria? Noi siamo ciò che mangiamo per cui è importante selezionare frutta e verdura di stagione e genuina. Ecco perché mi concentro sul gusto autentico di ogni ingrediente, che deve essere fresco e di qualità così che possa creare abbinamenti “sinfonici” in cui ogni sapore è presente, riconoscibile e in armonia con gli altri. Nella mia cucina non devoGIUSEPPE DI IORIO

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