Plus Magazine 15

10 Il Design non è altro che una forma d’Arte ap- plicata. Il designer riesce a tradurre ciò che vuo- le esprimere con una finalità precisa. Ovvero: la costruzione di un tavolo o di una lampada pro- ducono tutti un risultato funzionale. Attraverso il Design si possono applicare alcune forme ar- tistiche interessanti. Personalmente non mi con- sidero un vero e proprio designer, piuttosto creo piccoli pezzi di architettura e lo faccio per rom- pere il tempo. Un progetto, per giungere alla sua conclusione, richiede tempi lunghissimi, un og- getto, invece, mi offre la soddisfazione di vederlo compiuto in poco tempo. Lei ha anche pensato e creato delle scenogra- fie per delle pièce teatrali: penso a "Nutcracker" per l’Operahaus di Zurigo, “Medea”, sempre a Zurigo, e poi Il "Barbiere di Siviglia” e "Lo Schiaccianoci". Cos’ha significato per lei realiz- zare ed organizzare uno spazio che non resta e che non esprime l’eternità che un’opera archi- tettonica rappresenta? La costruzione di una scenografia non deve re- alizzare lo spazio. Semmai lo deve evocare. L’ar- chitetto che realizza una scena per il teatro non aspira di certo ad una costruzione permanente, ma piuttosto alla simulazione di una situazione che lasci spazio all’immaginazione. Sono le luci e l’utilizzo di strumenti effimeri che rendono l’ambiente pronto ad essere immaginato. È una condizione molto più mentale che fisica. Lei pensa che l’organizzazione urbanistica delle nostre città cambierà nei prossimi decen- ni? L’architettura riuscirà a disciplinare questo cambiamento? L’organizzazione urbanistica cambierà perché sono le esigenze dell’individuo che mutano e l’architettura è, come ho già detto, il veicolo ma anche lo specchio. Tuttavia questo processo di mondializzazione inarrestabile ci sta conducen- do verso interessi economici, politici e sociali che non possono essere ricondotti ad una sola co- munità. L’architettura fa quello che può ed è già molto se, nel proprio fare, riesce in qualche modo a creare un’emozione che possa essere fruita da tutti. Le nostre società andranno dove vorranno. Quel che è certo è che fin tanto che esisterà l’Uo- mo, esisterà un Habitat e l’architettura lo accom- pagnerà sempre. PROTAGONISTI della collettività è perché siamo di fronte ad un paesaggio che non è altro che lo specchio di quella società. L’architettura non è solo un servizio per l’organizzazione di un modello sociale. È anche il suo specchio e se una co- munità si adatta ad un modello caotico, l’architettura traduce e rispecchia, purtroppo, quel caos. Suoi sono molti oggetti di Design: le lampade Shogun, Zafiro, Fidia progettate per Artemide, l’orologio EYE per Alessi e poi poltrone, tavoli e scrittoi pensati per Alias ed altri, numerosi, venduti in tutto il mondo. Il Design è spesso messo al pari dell’Arte. Questo mi stupisce: non è l’Arte ad essere sempre figlia del proprio passato e di un processo storico ben definito diversamente dal Design che esprime l’immediato? Il Museo d'Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Mart) progettato da Mario Botta con Giulio Andreolli. La poltrona Chaise donata da Mario Botta alla Fondazione Aldo Morelato nel 2013.

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