Plus Magazine 15

06 Cosa significa essere una campionessa olim- pionica? Non lo so, lo devo ancora capire veramente. È ov- vio che sono felice dell’oro conquistato a Londra nel 2012 e dell’argento di quest’anno a Rio de Ja- neiro, ma questi riconoscimenti sono il risultato di un lungo lavoro fatto negli anni precedenti. Sono una conquista che ha alle spallemolta fatica, un impegno quotidiano e anche tante insicurez- ze. Queste vittorie mi fanno sentire responsabile non solo verso me stessa e verso chi mi supporta ogni giorno, dalla famiglia agli allenatori, ma an- che nei confronti dei bambini e delle persone che mi seguono: io devo essere un esempio perché la scherma è un esempio. La spada forma il caratte- re e trasmette dei valori importanti – in primis il rispetto dell’avversario e dell’arbitro che giudica – e io li voglio rappresentare al meglio. Com’è il fioretto secondo Elisa Di Francisca? Il mio stile in pedana è elegante e chirurgico. Non sono aggressiva, ma punto sulla precisione. Quanto sacrificio c’è dietro ad una sportiva del tuo calibro? La scherma prepara alla vita, è meritocratica. Sale sul podio solo chi ha combattuto, sudato, accumulato pun- teggio e non si è mai distratto. Per superare la selezione per Rio, ad esempio, occorreva essere tra i primi nel ranking e in Italia la competizione è notevole perché qui ci sono alcune tra le migliori fiorettiste del mondo. Quante ore ti alleni ogni giorno? Cinque ore dal lunedì al venerdì. La preparazione atletica è fon- damentale e deve essere varia e completa. Mi dedico alla corsa, ai pesi e agli esercizi a corpo libero, inoltre vado in piscina. Natural- mente non mancano le lezioni di fioretto e gli assalti con gli altri schermidori. Tu militi nelle Fiamme Oro, gruppo sportivo della Polizia di Stato: come concili sport, lavoro e vita privata? (Ride). Faccio un macello! Nella scherma sono ben organizzata, nel resto… vivo alla giornata. Però devo ammettere che grazie alle Fiamme Oro ho imparato la disciplina, fondamentale per una donna dall’indole ribelle come la mia. Nel 2012 sei stata in Kenya per una spedizione umanitaria con “Intervita Onlus”. Ci regali un ricordo? Era ottobre. Dopo le Olimpiadi di Londra sono partita al seguito di questa associazione di Milano che oggi si chiama WeWorld e in Africa opera vicino a Nairobi. Avevo bisogno di fare un’espe- rienza forte, sentivo che dovevo dare qualcosa di mio a chi soffre. Per dodici giorni ho vissuto a contatto con i bambini del posto e ho imparato molto da loro. Questi piccoli non hanno nulla, le condizioni igieniche e di vita sono davvero pessime, eppure sono felici perché riescono a trovare il lato bello della vita e danno va- lore anche alle minime cose. Sono stati un esempio importante per me e ne conservo ancora il ricordo. Nel 2013 hai partecipato a “Ballando con le stelle” in coppia con il bal- lerino Raimondo Todaro. Meglio la pista da ballo o la pedana? (Ride). Meglio la pedana, decisamente. Devo però ammettere che aver fatto danza classica mi ha insegnato la coordinazione e mi ha permesso anche di vincere! È stata una bella esperienza, molto divertente. Progetti per il 2017? Continuare a fare ciò che amo con passione ed energia. Già questo è un bell’impegno: non trovi? Quale messaggio vorresti trasmettere a chi si avvicina alla scherma? La spada prepara al mondo. Grazie ad essa ho conosciuto davvero me stessa, ho imparato ad ascoltarmi con sincerità e a rapportarmi con gli altri sia in pe- dana sia nella vita. Quando sei faccia a faccia con l’avversario in realtà misuri anche te stesso: i tuoi limiti, le tue paure e le tue potenzialità. Cerchi di batterlo con educazione ed eleganza, senza trovare scorciatoie, e il migliore vince. Rifacendoci alla citazione sul tuo sito, hai ancora un sogno da realizzare? Ne ho ancora tanti. In generale prima sogno e poi agisco. Ancora oggi im- magino come potrebbe essere la mia vita. Anche l’ultima Olimpiade l’ho sognata prima: ho immaginato i miei genitori accanto a me preoccupati e poi una gioia immensa ed è andata proprio così! Elisa Di Francisca in un tweet? Sono una donna forte con mille fragilità. Forse non sono 120 caratteri, ma la descrizione è perfetta. COPERTINA

RkJQdWJsaXNoZXIy MjEzMjU0