Plus Magazine 28

3 MARZO 2020 | PLUS MAGAZINE AMANDA SANDRELLI Ma perché il teatro è un lavoro che conside- ro “artigianale”, molto più adatto a me. Una scena non resta impressa come quella di una pellicola e questo mi piace. Una sera posso sbagliare, mentre quella dopo ripete- re la scena e trovare qualcosa di più bello. Il teatro è sincero. Con lui devi essere onesto, non c’è scampo. E questo è uno degli aspetti che preferisco. Ha recitato nel film per la televisione “ Perlasca, un eroe italiano” , nel ruolo di Magda. Per coloro che non ricordassero la storia, Giorgio Perlasca era un fascista convinto, che durante la persecuzione ebraica si allontanò dal partito e andò a Budapest, dove salvò la vita ad oltre cinquemila ebrei. Com’è stato lavorare in un film che racconta una storia così forte? Interpretare Perlasca è stata un’esperienza unica nella mia carriera artistica. È stato sicu- ramente molto diverso partecipare ad un film che avesse come trama una storia vera piuttosto che una di fantasia. Quando sono stata a Roma, a Palazzo Pitigliani - il Centro per la Cultura Ebraica - ho conosciuto alcuni dei superstiti, ed una signora si è avvicinata e mi ha detto: “lei è una di noi”. È stata una grandissima emozione, mi ha trasmesso quanto fosse potente il film e quanto fossimo in qualche modo riusciti a dare voce a quel dolore. Queste sono quel- le esperienze che quando accadono, ti danno veramente il senso di quello che fai e capisci che stai restituendo qualcosa a coloro che quell’avvenimento lo hanno vis- suto per davvero, ed è una responsabilità enorme. In fondo il lavoro dell’attore è strano: siamo una sorta di “bestiacce” che si vestono e si spogliano di tanti ruoli diversi, entrando ed uscendo dalle parti continuamente. Ma quando abbiamo girato il film, a Budapest, l’atmosfera era molto particolare. Era tutto più sopito. È una di quelle storie da cui non esci. Ti resta tutto dentro. Se ce ne fossero di più da raccontare, di vite come la sua, non vorrei fare molto altro per- ché a quel punto non ci sarebbe più tanta differenza fra televisione o cinema. Mi consi- dero fortunata ad averne fatto parte. Negrin, il regista, non lo avevo mai incontra- to e non capivo perché volesse proprio me. Sebbene io sia una privilegiata per il cogno- me che porto, è pur vero che non tutti i pro- vini sono andati bene e spesso alcune cose non le ho fatte. Ma in questo caso lui aveva le idee chiare su tutti noi. Ed aveva ragione perché è un film bellissimo. Da due anni è in tour in tanti teatri italiani con “La Locandiera” di Goldoni. Un momento della pièce teatrale "La Locandiera”. Credit photo Botticelli 2018

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