Plus Magazine 39

5 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE2022 DANIEL MCVICAR Come definiresti Daniel McVicar? Tutti mi conoscono come il Clarke Garrison di “Beautiful” perché sono stato nel cast per circa 20 anni. Per me questa è stata sicuramente una grande esperienza che mi ha dato un passaporto diplomatico per visitare tanti paesi e conoscere diverse culture; la soap opera è vista infatti in 120 nazioni ed è la più seguita al mondo. A questo punto della mia carriera e della mia vita sono più maturo e scelgo altri tipi di ruoli: tra tutti preferisco quelli chemi incuriosiscono e che mi mettono alla prova. Mi considero un attore europeo più che americano perché sono in Italia dal 2007 e sono sempre più coinvolto nel cinema del continente. In Europa sta aumentando l’attività cinematografica internazionale di lingua inglese che ovviamente sento tagliata su di me. Ho lavorato in Polonia e quest’anno ho partecipato ad alcuni film italiani, tra i quali “Soldato sotto la luna” per la regia di Massimo Paolucci e “The Magic Penguin” di Stefano Milla. Ho inoltre preso parte alla serie tv ticinese “Sport crime” . Jack Lemmon diceva: “ciack is magic time” (il ciack è un momento magico n.d.r.) e a me piace sempre tantissimo sentire il rumore del ciack! Quando hai scelto di diventare attore? A 15 anni. Prima volevo fare l’avvocato o il Presidente degli Stati Uniti (ride n.d.r.). Come attore posso entrare nei panni di tutti e infatti quest’anno sono stato un prete, un re e un marito tradito. Inoltre, a breve girerò un film dove sarò un militare. Mi piace vivere la vita di qualcuno, studiarlo, conoscerlo, assorbirlo fino in fondo. Amo il mio lavoro e la creatività che lo caratterizza. Sono over 60 e per essere un attore performante mi tengo allenato nel fisico, nel corpo e pratico meditazione, fondamentale per ricaricarmi. Sei stato anche Diabolik. È vero, nel 2004. È stata un’esperienza divertente. Insieme a Claudia Gerini ero il protagonista della canzone “Amore impossibile” dei Tiromancino. Eravamo Diabolik ed Eva Kant e il video era un omaggio al film del 1968, diretto da Mario Bava. Proprio suo figlio Lamberto ci ha diretti. Come insegnante di recitazione a chi ti ispiri? Insegno recitazione all’ International Cinema Academy di Milano dove tengo dei corsi brevi. Ho avuto la fortuna di studiare con i più grandi maestri della storia del cinema e sono contento di trasferire il mioknow-how agli allievi. Stanislavskij diceva di non posare, ma di essere veri, cercava il naturalismo nella scena e questo ha permesso la crescita del cinema. Il realismo sul set è importante perché in questo modo l’attore non recita, ma è. Nei miei corsi trasmetto queste nozioni. “Lo zoo di vetro” di Tennessee Williams è l’esempio che porto sempre e che io ho appreso grazie alla grande Stella Adler. L’opera parla della fragilità delle persone nel mondo moderno; è di 70 anni fa, ma il tema è attuale ancora oggi perché è una sfida a proteggere la nostra fragilità in questo mondo sempre più esposto alla mercè di tutti. Daniel McVicar nel 2011 durante la sua partecipazione a “L'isola dei Famosi”

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