Plus Magazine 41

9 PLUS MAGAZINE | GIUGNO 2023 PIERFRANCESCO FAVINO Com’è interpretare un poliziotto che smette di essere una persona onesta? Franco Amore ha avuto l’ambizione di essere onesto e onesto è stato fino al suo ultimo giorno di lavoro. Poi gli propongono dei soldi, tanti, lui ha una famiglia da mantenere. Eppure, questo non è un film moralista, non vuole scatenare una polemica su quanto guadagnano i poliziotti, è puro intrattenimento, anche se dalle ricerche molto accurate che sono state fatte prima di scrivere questo film abbiamo visto che tra i poliziotti è abbastanza usuale che possano faticare ad arrivare a fine mese soprattutto nella città più cara d’Italia che è Milano. Che ruolo ha questa città? Credo che “L’ultima notte di Amore” non poteva che essere ambientato qui. L’immagine vincente di Milano è uno dei propulsori della storia. In questo contesto la condizione dei poliziotti la vivono anche i precari della scuola, gli infermieri e tanti altri lavoratori. Il protagonista è un uomo che ha l’opportunità di guadagnare in un’ora tre volte quello che guadagnerebbe in un mese. Ha una figlia che studia fuori, una moglie giovane con cui non sta più insieme e come tutti quanti noi si fa due conti in tasca. Credo sia il tipo di poliziotto che possiamo incontrare quando andiamo in un commissariato a farci mettere il bollo sul passaporto. Questo è un film sulle debolezze dell’individuo? Il sentirsi debole è il motore delle scelte di questo uomo ma questo è un film più sulla debolezza indotta dalla società in cui siamo costretti a vivere. Ci sono due debolezze e sono entrambe dettate dall’esterno. La prima è la sua onestà che viene vista come una debolezza dagli altri e invece è una virtù. La seconda è che oggi siamo circondati da un immaginario che ci impone di essere di successo appena svegli alla mattina! Questa condizione ci fa sentire deboli e per questo cerchiamo di mettere pezze all’inadeguatezza. Se Amore potesse vivere di quello che si è costruito sarebbe un uomo libero e felice. Che impressione fa interpretare un quasi pensionato? È stato abbastanza strano. Nel mio mestiere non si pensa alla pensione, almeno non io e questo mi ha fatto riflettere: mi sono chiesto cosa vuol dire finire di lavorare e mi sono reso conto che il mio modo di pensare al lavoro è molto diverso. Non separo il tempo del lavoro dalla vita privata perché il tempo speso nel lavoro è dedicato ad una passione e la mia fortuna è che questa passione mi dà anche da vivere. Questo è un privilegio assoluto. Se mi chiedessi se voglio andare in pensione la risposta è mai. Prima o poi accadrà ma è un modo diverso di concepire il Pierfrancesco Favino in alcune scene del thriller di Andrea Di Stefano “L'ultima notte di Amore”

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