Plus Magazine 41

17 PLUS MAGAZINE | GIUGNO 2023 indagano nella tradizione locale e che puntano sulla stagionalità dei prodotti. Con i coniugi la figlia Paola, sommelier di alto livello che seleziona etichette nazionali e straniere mai banali. La ristorazione per loro è un vero family affair che non si esaurisce nei confini territoriali, ma che ha portato la chef ad ottenere riconoscimenti come il Gran Premio dell’Accademia Internazionale di Gastronomia, le Stella Michelin e, nel 2009, un lavoro per sviluppare dei menù pensati per la classe business della compagnia aerea tedesca Lufthansa. A differenza di molti colleghi, la signora Luisa è laureata in lettere all’Università Cattolica di Milano ed è autodidatta, ma la passione e la capacità innata di creare menù dal sapore unico fanno di lei uno degli chef più noti del settore. Le sue ricette – dove non mancano la cacciagione, i funghi, i tartufi e le erbe aromatiche – strizzano l’occhio alla cucina del territorio, i profumi e i sapori danzano insieme per deliziare i palati. Perché “Al Sorriso” tutto è improntato sull’accoglienza e sulla filosofia del gusto. Un gusto nel quale le materie prime mantengono intatte le loro qualità organolettiche e sono scelte o coltivate dai titolari in base alla stagione. Abbiamo incontrato la signora Luisa, donna energica e dall’allegria coinvolgente, che ci ha raccontato con generosità del suo lavoro che è anche, soprattutto, un grande amore. “Al Sorriso” è un’avventura che unisce amore e cucina. Ce la racconta? All’epoca dell’università ho conosciuto il mio futuro marito, che aveva un ristorante a Borgomanero, e oltre a studiare lo aiutavo in sala. Dopo il matrimonio abbiamo deciso di trasferirci a Soriso e di acquistare l’albergo che apparteneva alla Famiglia Zucca. Il tempo di restaurarlo e alla fine del 1980 siamo venuti qui. A Borgomanero avevamo già la Stella Michelin e ce l’hanno trasferita. Lo chef di allora era svizzero e ha deciso di tornare nel suo paese così ho preso io le redini della cucina. Secondo mio marito era un azzardo, visto che non avevo studiato nel settore, ma ho voluto provare. Ho cercato di ricordare la gestualità dello chef nel cucinare, i tempi di cottura che utilizzava e, con mio e nostro stupore, i piatti tornavano indietro vuoti. Segno che alla clientela piacevano. È stato complicato essere autodidatta? Ho fatto molti sacrifici e ho dedicato tante ore al lavoro, anche perché ho voluto studiare e fare ricerca. Avevo capito di essere capace, ma sapevo di essere agli inizi di questo percorso per cui ho cercato la mia strada. Ho ragionato in termini artistici perché ho sempre pensato che frutta, verdura e carne abbiano dei colori belli da vedere. LUISA VALAZZA MARELLI

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